Il “coglione” di Messina e le ultime parole famose. Che fine ha fatto l’illecito del Picerno? Seregno, domenica chi fa la formazione?
TMW/TuttoC.com
Nelle ultime 48 ore mi sono arrivati tantissimi messaggi sui miei profili social in merito alla questione Picerno, che rimpiazzerà nel roster dei 60 club di Lega Pro il Gozzano. I rossoblù non potevano accedere al ripescaggio per l’illecito sportivo di due anni fa con il Bitonto, che impediva ai lucani di poter beneficare - seppur in graduatoria - di un ripescaggio nei 3 anni successivi. Tecnicamente dalla combine in questione ne sono passati solo due. E quindi? Vietato il Ripescaggio appunto, non la riammissione. Ed ecco servito l’escamotage legale. Il Picerno gode della riammissione in quanto Gozzano e Aglianese hanno rinunciato e l'FC Messina aveva una fideiussione ballerina. E così il Picerno torna in C per completamento d'organico. Sulla legittimità di tale scelta si può discutere una vita. Sul piano etico e morale i dubbi rimangono visto che chi era stato estromesso adesso risale senza vincere sul campo, tuttavia sul piano giuridico è giusto tirar su il Picerno che in pratica vede il suo illecito sportivo di fatto azzerato. Anche perché la riammissione equivale ad aver vinto campionato di Serie D. Benvenuti in Italia, dove fatta la legge trovato l’inganno. Sia chiaro però, il mio non è un discorso anti Picerno, dove conosco e apprezzo da 10 anni il dg Vincenzo Greco che in questi anni ha sempre lavorato benissimo con budget risicati a disposizione (Andria e Reggina tanto per fare degli esempi) e auguro ai lucani una grande stagione. Ciò non toglie che i regolamenti andrebbero rivisti perché attualmente sono troppo friabili e ribaltabili. Ergo non del tutto afflittivi...
È proprio vero che le parole le porta via il vento, come recita quel celebre adagio popolare che riassume perfettamente il Pietro Lo Monaco 2.0 in quel di Messina. Proprio lui, eh già non si tratta di un caso di omonimia. Lo stesso Lo Monaco che nel 2015 - basta farsi un giro nel mare magnum del web per ritrovare la compilation di scoppiettanti dichiarazioni dell’allora presidente del club giallorosso - aveva rinnegato la piazza peloritana con dichiarazioni durissime. Frasi shock per dirla alla Barbara D’Urso, che in comune con il neo direttore generale dell’ACR Messina ha le origini campane. Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro. La travagliata stagione 2014/15 vede l’ex ad del Catania tuonare a tutto spiano nei confronti del popolo pelotirano. Dal più banale “A Messina non si può fare calcio” targato ottobre 2014 al “Questa città vale zero e non merita nulla” del giugno 2015 quale epitaffio della sua avventura giallorossa. Nel mezzo altri missili terra-aria quali: “Scegliere di nuovo di prendere il Messina? Se potessi tornare indietro, non lo rifarei” e soprattutto quel “Dopo di me non c’è un cane. Sará dura trovare un altro coglione che spende soldi nel Messina”. Nonostante i moniti di Lo Monaco, l’ACR un altro “benefattore” in realtà l’ha trovato in Pietro Sciotto che - dopo aver fatto fuori il socio salernitano Carmine Del Regno, il dg Cocchino D’Eboli (ripartito intanto dal suo primo amore Paganese) e mister Raffaele Novelli (quest’ultimo comunque a rischio visti i contatti dell’anima salernitana del club con Eziolino Capuano) - ha scelto proprio Lo Monaco come nuovo uomo forte dirigenziale. Un clamoroso deja-vù per chi non voleva riveder Messina più. Una nomina che spaccato in due la tifoseria. Chissà se Pietruzzo avrà cambiato idea in questi anni... Ah saperlo! Dicono che il tempo sia galantuomo e porti consiglio. Dopo 2 anni senza squadra e un decennio costellato più di incompiute (Palermo, Genoa e il Catania bis come cocenti delusioni) che successi, tutto sommato - a essere maliziosi - Messina (ultima piazza dove Lo Monaco ha inciso e lasciato il segno in maniera tangibile) deve assomigliare al Real Madrid e può rendere un po’ smemorati...
Una domanda serpeggia da giorni negli ambienti pallonari della terza serie: chi farà davvero la formazione ogni domenica al Seregno? Inutile fare le verginelle o quelli che scendono dalla montagna del sapone, la presenza di un personaggio come Ninni Corda è di quelle pesanti ed ingombranti per un tecnico. Difficile lasciar fuori dalle questioni tecniche un (ex?) allenatore, tra l’altro di livello. Anche nei panni di dg e al netto degli ottimi risultati tra Como e Foggia la sua inclinazione resta sempre il rettangolo verde. Carlos Franca, non a caso, ha preferito defilarsi dopo la promozione e aspettare una chance altrove per incidere senza pigmalioni. Ora toccherà ad Agenore Maurizi la patata bollente. Una premessa doverosa: stimiamo il tecnico di Colleferro che probabilmente in carriera nel calcio a 11 ha raccolto meno di quanto seminato rispetto ai trionfi nel Futsal. Il motivo è sempre lo stesso: la smania di allenare a tutti i costi. A volte meglio stare fermi e aspettare una panchina in corsa che andare in “situazioni a rischio” dall’inizio. Gli errori di Viareggio, Treviso e Lupa Roma evidentemente non sono serviti e Maurizi la lezione non l’ha ancora imparata. Peccato. E ora rischia di vanificare quanto di buono fatto negli ultimi anni tra Ischia (salvezza miracolosa), Reggina (giocava con 6 Under 21 titolari ogni domenica) e Teramo. A Seregno, come in tutte le piazze in cui ha lavorato, le principali decisioni le prenderá il dg-factotum Ninni Corda, che sta già riempendo il club di suoi fedelissimi. Da Fumagalli ad Anelli passando per Gentile e capitan Borghese, suo pupillo dai tempi di Alghero. E altri ne arriveranno, statene certi. Se le cose andranno bene i meriti saranno di Corda (basti vedere il poco mercato avuto dai tecnici che hanno lavorato con lui negli ultimi anni come Cau, Banchini, Mancini e Marchionni per rendersi conto...) altrimenti alle prime difficoltà Maurizi diventerà il capro espiatorio e rischia di pagare con l’esonero (anche perché il presidente Erba ha poca pazienza e sogna già la B...). Ancora una volta. Altro giro, altra corsa, verrebbe da dire. D’altronde errare è umano, ma perseverare è diabolico e chi è causa del suo mal pianga se stesso...
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IL PUNTO di Valeria Debbia
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