DEL DOMAN NON V'E' CERTEZZA. COSENZA E PISA LE DUE FACCE DI UNA SERIE C IMPRONOSTICABILE FINO ALLA FINE. ADESSO TOCCA AL SIENA LA PATATA BOLLENTE
Classe 1975, ex attaccante col vizietto del giornalismo. In carriera ha vestito, a suon di gol, le maglie di Pisa, Ascoli, Reggina, Napoli e Lecco.
Seguo tutte le categorie dalla massima serie alle giovanili fino ai dilettanti con lo stesso interesse. Cerco sempre di esprimere giudizi obiettivi lasciando da parte il legame affettivo con i club in cui ho militato da giocatore. È innegabile però che certi ambienti li conosco particolarmente bene e tutt’ora riesco a vivere gli umori e le vicende che seguono i risultati del campo. Oggi mi è venuto spontaneo un paragone tra una delle due finaliste, il Cosenza, e una “delusa” di questi play off nazionali nonostante fosse "testa di serie" ovvero il Pisa.
Ho militato nel Pisa in serie C negli anni novanta fino all’arrivo del nuovo secolo quando sono passato al Cosenza in serie B. Conosco bene la “gana” che le due tifoserie hanno di tornare tra i cadetti e l’hanno ampiamente dimostrato. Un desiderio così forte da diventare impaziente. La forza del club in questi casi è quella di togliere pressioni alla squadra che percepisce e a volte subisce un alto livello di tensione, lasciare al tecnico il tempo di lavorare e per questo la dirigenza deve essere molto chiara con i suoi tifosi sulla programmazione.
Faccio un passo indietro e torno al 20 aprile scorso, la 36^ giornata di serie C iniziò con l’anticipo Pisa-Pontedera che commentai personalmente in diretta televisiva. Una super prestazione dei neroazzurri fece ben sperare per il finale di stagione riaccendendo gli entusiasmi dei tifosi un po’ placati dopo la sconfitta nel derby per eccellenza, quello con il Livorno. La stessa giornata calcistica si concluse con una sconfitta del Cosenza nell’altro "derby della provincia” contro il Rende dopo aver pareggiato due settimane prima sempre in casa nella classica sfida contro il Catanzaro. Pensai alla stagione altalenante di questi due club che avevano investito tantissimo e, nel mio editoriale, analizzando l’impennata d’orgoglio del Pisa scrissi che “quando si cambiano numerosi elementi della rosa c’è bisogno di molto tempo affinché i singoli si conoscano e interagiscano esprimendo il proprio talento” e che, nel caso i toscani non avessero centrato l’obiettivo già quest’anno “c’erano ottime basi su cui lavorare nel prossimo futuro, a patto che si fosse toccata il meno possibile la rosa di quest’anno”. È incredibile come cambia la percezione della stagione nel giro di qualche settimana. Il Pisa nella regular season ha fatto 61 punti contro i 54 del Cosenza ma oggi come oggi, in virtù dei risultati della fase finale e a prescindere di quello che sarà il risultato della finalissima, la stagione di neroazzurri è considerata (dall’opinione pubblica) come fallimentare mentre quella dei Lupi da incorniciare. Questo dimostra che il calcio (e questa è la sua grande bellezza) non è una scienza e non esistono ricette universali. Ma soprattutto che i risultati spesso arrivano con il tempo, quando ormai si è messa da parte la fretta, quando non si può toccare più niente.
Penso che il Pisa debba fare tesoro degli errori, non ricominciare nuovamente da capo ma mettere dei punti fermi. Inserire in rosa 17 giocatori nuovi in un'unica sessione di mercato (come è stato fatto la scorsa estate) è davvero troppo; a quel punto almeno l’allenatore, con il quale si sono scelti i giocatori, deve avere il tempo di lavorare. Cambiare tre allenatori in una stagione in cui si arriva così vicino all’obiettivo fa sorgere il dubbio che il primo pensiero fosse quello di placare gli animi piuttosto che di costruire.
Il Cosenza arriva a questa finale in un momento di forma eccezionale ma il Siena ha dato dimostrazione di non mollare mai. Cinque squalificati per i bianconeri sono davvero molti ma sarà ugualmente una bellissima sfida...
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