È sempre il manico che fa la differenza. L'esempio di Gozzi a Chiavari, il futuro di Santopadre e il ritorno di Enea Benedetto

15.03.2024 00:27 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
È sempre il manico che fa la differenza. L'esempio di Gozzi a Chiavari, il futuro di Santopadre e il ritorno di Enea Benedetto

Mentre campionato si appresta ad affrontare la fase finale della stagione regolare e successivamente la lotteria dei playoff e dei playout sul palcoscenico della Serie C prendono lo spazio sotto i riflettori alcune proprietà. Chi nel bene e chi, purtroppo, nel male.

In quest’ottica la prima da prendere in esame è quella di Antonio Gozzi, numero uno della Virtus Entella. Il 110° compleanno dei Diavoli Neri permette, infatti, di ripercorrere quanto fatto dall’imprenditore ligure nei suoi, quasi, 20 anni di gestione. E non si tratta solo dell’approdo in Serie B di un club legato ad una realtà come quella di Chiavari che conta meno di 30mila abitanti. Gozzi e tutto il suo entourage hanno creato una realtà credibile e appetibile nonostante le dimensioni. L’Entella, che sia nel torneo cadetto o in Serie C, è e rimane una società della quale ti puoi fidare. A prescindere dai risultati sportivi. Come dimostra proprio la stagione in corso: nonostante gli obiettivi iniziali fossero ben più ambizioni, gli errori commessi in fase di progettazione del torneo (perché occorre essere onesti ce ne sono stati) hanno cambiato le prospettive per il 2023/2024. La Serie B è e rimane il traguardo finale, ma ci si è resi conto che per raggiungere occorrerà un po’ più di tempo: così le attenzioni si sono spostate sul mantenimento della categoria attuale, con un occhio sempre alla zona playoff, senza alcuna paura di rivoluzionare il roster della prima squadra nel mercato di gennaio. Nonostante un’annata più complicata del previsto l’Entella è e rimane un club credibile. Ecco il successo più grande di Gozzi.

Chi, invece, ha probabilmente esaurito il suo percorso al timone del proprio club è Massimiliano Santopadre, numero uno del Perugia. Sono anni che l’imprenditore romano si trova di fronte ad un bivio: andare avanti nonostante un rapporto con la piazza (o parte di essa) sempre più complesso o passare la mano. Ultimamente la scelta è sempre stata a favore della prima opzione, ma la sensazione è che in estate, questa estate, qualcosa possa cambiare. La stagione in corso, con il Cesena primo e senza rivali nel Girone B, ha costretto il Grifo ad una posizione di rincalzo e con la chance di giocarsi la promozione solo tramite il ‘manicomio sportivo’ dei playoff. Un epilogo che, in un verso o nell’altro, potrebbe dare l’addio a Santopadre per far posto ad una nuova gestione. Che magari riesca a fare anche uno step ulteriore verso il futuro: mettere le mani, con il supporto delle amministrazioni, sul ‘Curi’. Un impianto oramai inadeguato sia alle richieste del calcio attuale sia alla propria nome e tradizione.

Infine, come detto, spazio anche a quelle proprietà che non danno propriamente serenità. Dopo mesi, che definire tribolati è dir poco, al timone dell’Alessandria, nobile decaduta del nostro calcio, Enea Benedetto ha scelto di far ripartire la sua avventura nel mondo del pallone dalla Serie D, da una realtà decisamente più piccola come quella di Legnano. Detto che tutti abbiamo un passato, o parte di esso, pieno di errori che non inderogabilmente ci definiscono come persona, quanto accaduto ad Alessandria in concomitanza con la gestione Benedetto non fa dormire sonni tranquilli. Anche perché in questo settore se ne sono viste, in situazioni simili, di cotte e di crude. Dunque in bocca al lupo a Benedetto, ma con la consapevolezza che se dovesse finir male anche a Legnano l’etichetta di “persona non gradita” nel mondo del calcio non gliela toglierebbe più nessuno.