Intervista TC

Fiorin: "Ai tecnici concesse in media 5 gare, tanto dura progetto tecnico"

01.04.2024 13:00 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fulvio Fiorin
TMW/TuttoC.com
Fulvio Fiorin
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com

Fulvio Fiorin, ex tecnico dell'Alessandria, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com analizzando l'attuale momento vissuto dai grigi, con un occhio anche alla terza serie in generale e ai numerosi esoneri occorsi.

Mister, lei è stato all'Alessandria sia nella scorsa stagione sia in quella attuale anche se per sole quattro giornate. Due società diverse e due atteggiamenti diversi.
"Proprio la professionalità e la competenza delle persone che gestivano lo scorso anno la società, mi avevano motivato ad accettare di prendere la conduzione tecnica della Primavera pur sapendo, che la proprietà aveva la dichiarata intenzione di cedere.
Quest’anno non potevo sapere che tipo di proprietà e dirigenza sarebbe arrivata e come ho già detto nella precedente intervista ho colto l’occasione di allenare in una piazza gloriosa come Alessandria nonostante le evidenti e palesi difficoltà.
Chi ha vissuto con noi quei primi tre mesi sa con quanto impegno, coerenza e professionalità, abbiamo lavorato nonostante il complicato contesto. Molti miei giocatori ex Milan si sono proposti per venire a lavorare con noi ma non è stato possibile integrarli. La proprietà è poi di nuovo cambiata e non conosco assolutamente l’ambiente attuale
".

Pare ormai destinata alla retrocessione in D a meno di un miracolo.
"Purtroppo direi che ormai non c’è più alcuna probabilità di rimanere in categoria anche se c’è sempre un barlume di speranza, proprio il cosiddetto miracolo, sinché la certezza aritmetica non ti condanna definitivamente".

Si aspettava potesse finire così?
"Da qualche tempo l’impressione era proprio quella che purtroppo non ci fosse lieto fine. All’inizio, considerando i giocatori a disposizione e sperando di inserire anche altre risorse, ho sempre pensato che fosse un gruppo che avrebbe potuto mantenere la categoria. La crescita del gruppo e del gioco su un’identità condivisa e coerente sono i presupposti per raggiungere gli obiettivi e non s’inventano o formano in poco tempo, ed è fondamentale l’ambiente e il sostegno di tutte le componenti del contesto. Proprio con il tempo purtroppo sono mancate prestazioni e di conseguenza risultati".

Non serve maggior tutela per tesserati?
"Torniamo al discorso già espresso nella precedente intervista, che in Italia non esiste progettualità e programmazione. Ad un allenatore vengono concesso al massimo 5 partite, che è la durata media oggi, di un cosiddetto progetto tecnico. Lo dimostrano i dati appena comunicati degli esoneri anche in serie A che sono maggiori della somma di quelli di Germania e Inghilterra, figuriamoci nelle categorie inferiori. Anche i giocatori vengono svalorizzati da queste gestioni e soprattutto i giovani non riescono ad avere opportunità per formarsi e crescere. È soprattutto un problema di cultura e di competenza e diventa difficile trovare modi di tutela oggettiva ma si dovrebbe studiare qualcosa. Con la giusta consapevolezza e umiltà, usando il condizionale forse è il caso di dire “il calcio non è per tutti”".

Cosa dire ai tifosi?
"Spiace proprio per loro che accadano queste situazioni che spesso sono poco trasparenti e lasciano alle più diverse interpretazioni anche da parte loro che non conoscono dinamiche e processi. Purtroppo è molto difficile trovare parole giuste per dare sostegno e speranza a chi vive e crede nella propria squadra di fronte ad un insuccesso così forte".

Cosa si augura per l'Alessandria?
"Che possa ritrovare una proprietà e una dirigenza lungimirante e capace di sostenere un vero progetto tecnico, in modo da tornare più presto possibile nel calcio professionistico, considerando la storicità della piazza. Uomini di campo che credano e lavorino su interessi e ideali sportivi".

Intanto nel Girone B il Cesena ha vinto il campionato: un'altra piazza storica che ha avuto un periodo difficile ed è finalmente riuscita, dopo un po’ di anni a tornare nel calcio che conta, così come anche il Mantova che è ad un passo dalla B.
"Non conosco i contesti e le società ma, oltre a fare i complimenti ai colleghi per il gioco espresso e ai giocatori per la qualità dimostrata, perché vincere è sempre difficile, spero che il successo, che nella realtà della vita spesso viene confuso con il merito, sia proprio frutto di quei che chiamerei comunque valori: progettualità, professionalità, competenza e cultura che sosterranno anche il futuro di queste squadre.
Il calcio in Italia per rilanciarsi a livello nazionale, internazionale e soprattutto nel settore giovanile ha bisogno di realtà imprenditoriali sane e direzioni tecniche e sportive che conoscano “il come” fare
".