ESCLUSIVA TLP - Gabriele Gravina: "Obbligo Under è aberrazione assoluta. Lega Pro non ha valore commerciale. Squadre B, vivai e format: ecco il mio progetto"

Una Lega Pro dicotomica: da un lato il presidente uscente Mario Macalli, dall'altra Gabriele Gravina che negli ultimi anni è stato consigliere della Figc e capo-delegazione della Nazionale Under 21. Posizioni antitetiche riguardanti lo sviluppo e i progetti della terza lega del calcio italiano. Lunedì a Firenze si terranno le elezioni e TuttoLegaPro.com ha intervistato in esclusiva Gravina per conoscere quali sono i motivi che l'hanno indotto a candidarsi, nonchè le idee-guida del suo progetto.
Come nasce la sua candidatura alla presidenza della Lega Pro?
"Nasce dall'esigenza di ufficializzare una sorta di dissenso latente nei confronti dell'attività della Lega Pro. In un paese in cui si tende sempre più ad approvare cariche istituzionali con candidature uniche, l'essermi presentato permetterà alle società di scegliere fra due possibilità differenti".
Negli ultimi anni ha fatto molto discutere la regola sugli Under: lei da che parte sta?
"L'obbligatorietà degli under, a livello culturale, la ritengo una aberrazione assoluta. L'idea di obbligare qualcuno ad adottare una scelta, che non ha rivelato grandi risultati, è sbagliata. Il prodotto Lega Pro non ha un suo appeal, perchè non si vende ed il riscontro oggettivo lo testimonia il fatto che abbiamo perduto cinquantotto società negli ultimi anni. La Lega Pro oggi è una lega che non ha una sua capacità commerciale".
Come ovviare a questa situazione?
"La regola degli under non è in linea con i miei principi, la valorizzazione dei giovani passa attraverso un progetto di medio-lungo termine. Bisogna trovare un range di età di quattro-cinque anni, in cui le società operino la politica che prediligono liberamente. La valorizzazione va data mediante più parametri, non solo in base ai minuti che gioca un ragazzo. La regola attuale è semplicistica e poco produttiva, non a caso ogni anno abbiamo rottamazioni di ragazzi che la stagione successiva non portano più introiti alle società. Per premiare i club con i contributi serve basarsi sul settore giovanile, sulle strutture, sul numero giovani utilizzati e sui risultati di squadra".
Spesso si è parlato dell'introduzione delle Squadre B in Lega Pro: favorevole o contrario a questa opportunità?
"Traggo un'idea fondamentale improntata al dialogo. La Lega Pro non è una molecola di un sistema autonomo, bensì di un sistema complesso come quello calcistico italiano. Si possono trovare soluzioni di collaborazione, che vanno chiariti e ufficializzati visto che già adesso in molti casi accade la stessa cosa mediante piccoli sotterfugi".
Intanto c'è stata l'approvazione della riforma a 60 squadre: Lega Pro unica a tre gironi, le piace?
"In linea di principio devo dire che bisogna lavorare su questa soluzione. Gli effetti non sono stati studiati e perciò non abbiamo riscontri su questo tipo di riforma. Alle società bisogna dare dei riferimenti e dei parametri nel medio-lungo termine. Non basta ridurre il numero, si devono rivedere anche le norme sui parametri economici-finanziari".
Per i nostri lettori meno avvezzi alle dinamiche politico-sportive ci illustra in sintesi le sue finalità?
"La mia linea guida la racchiuderei in tre parole: partecipazione, sistema, managerialità. Partecipazione significa essere la casa delle società, sistema invece significa lavorare insieme e avere così un valore aggiunto nella complessività rispetto alla singolarità. Infine managerialità vuol dire diventare l'azienda di riferimento delle varie aziende".
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