Pisa, un'insofferente esasperazione bilaterale: ma occorre stare uniti

12.12.2018 06:00 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
Pisa, un'insofferente esasperazione bilaterale: ma occorre stare uniti
TMW/TuttoC.com

“Dopo un anno e mezzo siamo riusciti a costruire una squadra che ha il DNA che vogliamo noi, che rappresenta il nostro spirito. Noi volevamo 23 giocatori che tifassero per il Pisa e siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo. Siamo qui per fare risultati sportivi, non per lo stadio. Abbiamo detto che fa parte di un programma, non si può avere una società che abbia continuità senza questo. Ci siamo rotti le scatole di questa situazione, forse abbiamo rotto le uova nel paniere a qualcuno. Ci vuole ben altro però per scoraggiarci, non bastano questi atteggiamenti vigliacchi. Mi chiedo perché voi giornalisti non raccontate le cose vere. Da poco si è chiuso l'arbitrato Battini, nessuno dice che stiamo aspettando un milione di euro. Perché nessuno ha detto siamo stati sfrattati dagli uffici dove eravamo o degli sponsor che non pagano? Perché la gente che vuole bene al Pisa non prende le distanze? In questi mesi abbiamo sbagliato delle cose, non siamo infallibili, ma cerchiamo sempre di migliorare però abbiamo bisogno di qualcuno che sostenga la verità”: ha parlato così, nella giornata di ieri, il presidente del Pisa Giuseppe Corrado, nel corso di una sorta di conferenza stampa che si è poi rivelata uno sfogo-monologo, senza possibilità di replica per la stampa presente, del numero uno nerazzurro.
Tanti i temi toccati, probabilmente raccolti principalmente in questo estratto.

Ma andiamo con ordine, partendo proprio dalla prima fase riportata, che è poi forse il vero nocciolo della questione, quello che ha scatenato quel malessere che pare aver portato all'esasperazione da un lato il presidente e dall'altro la piazza (o almeno parte di essa).
Occorre subito precisare che è sotto gli occhi di tutti la serietà di una proprietà che per una Lega professionistica è un lusso a livello di concretezza economica e garanzia della stessa: a Pisa, dopo qualche avventuriero di troppo, è arrivata una società solida, con soldi veri. Soldi non sempre spesi bene, ma questo è un altro discorso, e dire che la squadra rispecchia la società non è certo un'offesa, perché, ripetiamo, a livello di serietà, c'è poco da imputare al club. Famiglia imprenditoriale, i Corrado erano novizi del calcio al momento del loro arrivo a Pisa, e, forse pagando anche un po' di inesperienza in questo mondo, si sono affidati a progetti tecnici di terzi elementi che hanno, per svariati motivi, disatteso le aspettative, esasperando una precaria situazione lasciata in eredità dalla società di Petroni, nella quale, con il DG Lucchesi, erano stati sottoscritti folli contratti che sono ancora in essere e dai quali non si può non prescindere viste le ingenti spese finora sostenute. Comprensibile che la proprietà abbia voluto un minimo ridurre il budget, del resto spendere tanto vuol dire vincere. Con un po' di ritardo, però, si è capito che occorreva anche resettare, e il timone tecnico è stato affidato a Roberto Gemmi, che non può certo far miracoli in due mesi, cedere o liberare calciatori con contratti stellari da Serie B che hanno però poche richieste persino in C non è semplicissimo. Programmare, si sente spesso dire. Programmare vuol dire però prima ripulire e poi ripartire, passo dopo passo, e con pazienza.



Quella che sembra invece aver perso parte della piazza, anche se occorre distinguere chi allo stadio va e può quindi parlare da chi invece si ripara dietro lo schermo di un pc, a criticare una squadra che ha indubbiamente sbagliato diverse partite: non è ammissibile dare in toto la colpa agli arbitri, come emerso dalla conferenza di patron Corrado, nessuno ce l'ha con il Pisa. E soprattutto non si possono pronunciare frasi che rischiano di diventare alibi se dietro queste ci si protegge troppo.
E' vero, a Novara, nel quarto turno della Coppa Italia, due rigori sono stati negati alla truppa di Luca D'Angelo, a Carrara, in campionato, il Pisa ha preso una lezione di calcio, al netto di rigori e fuorigioco: e una certa delusione, a fronte di determinate prestazioni, il mister, con serenità e lucidità, l'ha mostrata. Continuando poi a lavorare per plasmare una rosa giovane, che va aspettata più di una squadra esperta. Questo è fisiologico, che piaccia o no. L'importante è semmai che alla lunga sia una vera base su cui poi costruire un grande castello.

Oggi ci sarà l'Arzachena. Tutti si sono tolti i sassolini dalle scarpe. L'intolleranza che pare essere emersa bilateralmente dall'esasperazione di certe situazioni deve essere accantonata: una sfuriata da parte di tutti ci può anche stare. Ma si deve poi riprendere a remare dalla stessa parte, anche più forti di prima.