Grammatica: "Dispiace molto per ciò che è successo a Rimini"
In un momento storico complesso per la Serie C, tra crisi societarie, riforme discusse e un mercato invernale già acceso ben prima del previsto, poche voci hanno la lucidità analitica di Andrea Grammatica. Il direttore sportivo ha parlato ai microfoni di TMW Radio e su Il61 nel corso del programma "A Tutta C".
Lo svincolo totale dei tesserati del Rimini può essere considerato come un anticipo del mercato invernale? Quanto inciderà sul mercato di gennaio 2026?
“Sì, sicuramente è un’anticipazione di mercato. Da una parte sono contento se tutti i tesserati troveranno sistemazione, perché se lo meritano: sono vittime di una situazione assurda e folle che purtroppo si ripete ogni anno. Si sapeva che sarebbe accaduto. Non vorrei che qualche altra società possa fare la fine del Rimini entro la fine dell’anno, mi auguro di no ma ormai la situazione è chiara. Io sono uno dei sostenitori dell’idea di accorciare la finestra di mercato, perché così lunga non serve a nulla. Ora ci mancava solo poter fare mercato durante l’anno perché addirittura delle società falliscono. Abbiamo concluso il quadro della direzione che stiamo prendendo in Italia, soprattutto in Serie C. Dispiace molto per quello che succede a Rimini: sono rimasto impressionato dalla voglia e dalla determinazione con cui questi ragazzi e lo staff hanno giocato, nonostante la loro quotidianità fosse al limite del proibitivo.”
Il fatto che diversi calciatori del Rimini abbiano trovato squadra subito dopo lo svincolo cosa racconta di questa situazione?
“Dimostra che c’erano valori tecnici importanti. Penso a Longobardi alla Salernitana, a Bellodi al Picerno. Nelle difficoltà avevano comunque qualità, alcune ereditate dalla scorsa stagione. Non mi stancherò mai di ricordare che il Rimini è campione in carica della Coppa Italia di Serie C. Questo rende tutto ancora più allarmante: non stiamo parlando di una società improvvisata. È una situazione pesantissima.”
Sulle riforme del sistema: 100 squadre professionistiche sono troppe? E la revisione di promozioni e retrocessioni sarebbe una soluzione?
“Sinceramente non la vedo come una soluzione alle problematiche in atto, soprattutto in Serie C. Le società professionistiche sono troppe perché c’è una tassazione insostenibile. Ma il punto vero è un altro: esiste realmente un organo in grado di controllare i passaggi di proprietà? Esiste qualcuno che possa impedire a un club già indebitato di iscriversi? I debiti non si accumulano sugli stipendi, ma su una serie di voci che vanno oltre la fideiussione e i controlli Covisoc. Questa dovrebbe essere la vera inchiesta. Ridurre il numero di squadre può essere utile solo se si crea una lega semi-professionistica che permetta a chi ha minori risorse di fare calcio con un regime fiscale diverso. Non la vedo come la soluzione madre: il problema è più profondo.”
L’indice di liquidità, che entrerà pienamente in vigore l’anno prossimo, può essere uno strumento utile?
“È sicuramente uno strumento utile perché verifica lo stato di salute generale di una società, ma non so se all’interno vengano valutate tutte le voci di cui parlavo prima. Mi auguro di sì, altrimenti rischia di essere importante ma non determinante. Le riforme devono nascere da un tavolo operativo composto da chi lavora ogni giorno nel calcio: segretari, dg, amministratori, direttori. Ogni riforma fatta finora ha sempre avuto una scappatoia. È un grande classico all’italiana. Gli appelli servono a poco se non sono sostenuti da strumenti veri.”
Come valuta il livello tecnico della Serie C di quest’anno? C’è chi parla di livellamento verso il basso e chi di crescita generale.
“Sta avvenendo una selezione naturale. Nei tre gironi vedo almeno 12 squadre di ottimo livello e una differenza abissale tra chi compete per il vertice e le altre. Basta guardare il girone B: con tutto il rispetto, tra Ravenna, Ascoli, Arezzo e il resto delle squadre c’è quasi una categoria di differenza, anche per forza economica. Lo stesso discorso vale per Vicenza, Brescia, Lecco, Cittadella nel girone A. Nel girone C c’è più equilibrio, ma le squadre di alto livello sono comunque 6-7. Si sta andando verso una C d’élite di 18-20 squadre. A fine anno secondo me tra la seconda e la quarta del girone B ci sarà un distacco superiore ai 10 punti.”
Il Ravenna sta sorprendendo molti. È realmente in grado di lottare per il primo posto fino alla fine?
“Chi segue la C non è sorpreso. Ravenna ha una struttura societaria di grande forza: il vicepresidente è Ariedo Braida, c’è il gruppo Cipriani e il fondo. Hanno fatto una campagna acquisti importante, con profili come Okaka, Donati e Viola. Sarebbe quasi offensivo chiamarla ‘matricola’. Dal primo giorno aveva la forza per lottare al vertice. Penso che si giocherà il primo posto fino alla fine, soprattutto con l’Arezzo, e forse ha anche qualcosina in più dal punto di vista fisico. Vedo l’Ascoli molto forte, ma un po’ staccato.”