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Cosenza, la spina dorsale di Buscè: gli inamovibili che guidano il sogno

di Laerte Salvini

È dentro questa chiave di lettura – resilienza, sacrificio reciproco, capacità di adattarsi ai momenti – che va interpretato il sorprendente cammino del Cosenza di Antonio Buscè, oggi terzo in classifica a quota 32 punti, a sole cinque lunghezze dal Catania, un traguardo che a inizio stagione si sarebbe faticato persino a immaginare. Eppure, con il cuore come carburante e la corsa come linguaggio comune, il Cosenza è lì, pienamente dentro la lotta al vertice, sorretto da una struttura di squadra che vive di lavoro quotidiano ma anche, e soprattutto, di uomini che non hanno mai smesso di incarnare le idee del loro allenatore. In questo mosaico di intensità e coesione emergono gli inamovibili, coloro che hanno dato continuità tecnica e mentale all’intero percorso: Caporale, 17 presenze e 1.440 minuti, colonna della linea difensiva; Dametto, sempre titolare e sempre dentro la partita con un peso specifico enorme; D’Orazio, capitano dei lupi ed equilibratore di fascia che alterna esperienza e vigore. Nel cuore del campo vive la fisionomia del Cosenza: Kouan, 17 presenze tutte dall’inizio e 1.460 minuti di energia inesauribile, inserimenti, duelli vinti e un senso del gioco che lo rende imprescindibile; Florenzi, anche lui sempre presente, che garantisce continuità di possesso e letture mature; Langella, intelligenza tattica e 1.327 minuti che descrivono da soli il suo ruolo. E davanti la squadra si appoggia a Mazzocchi, riferimento totale, 17 presenze e 1.388 minuti in cui ha saputo essere terminale offensivo e primo difensore, mentre Cannavò, titolare in ogni partita e 896 minuti sulle gambe, dà ampiezza, profondità e coraggio nell’uno contro uno. Sono loro a incarnare la filosofia di Buscè, a trasformare resilienza e sacrificio in concretezza, a rendere possibile ciò che sembrava utopia: un Cosenza competitivo e credibile, nonostante le poche soluzioni.