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Pagni: "Taranto? Ci soffro davvero. Giove in difficoltà e mal supportato"

di Raffaella Bon
Danilo Pagni

Ai microfoni di TuttoC.com, parola al dirigente sportivo e grande conoscitore di calcio nazionale e internazionale Danilo Pagni, intervenuto per dare uno sguardo da esterno al mondo della Serie C.

Siamo a ferragosto e tra 15 giorni finirà il calciomercato: come è stato fino ad ora?

"Per quanto riguarda questa fase di mercato, l'Avellino punta sulla carta al top, ha le idee chiare poi al campo il verdetto finale. Anche il Catania, pur con qualche turbolenza, ha l'imperativo di vincere, o dalla porta principale o dai playoff. A Padova sarà fondamentale l'incisività del mister. La Feralpi non può mancare all'appuntamento ma nel campo ci vanno i valori tecnici complementari e la mentalità vincente. Un altro aspetto che si evidenzia sul mercato è che il giovane valorizzato ha precedenza sul giovane preso a parametro zero dove lì esce l'ingegno l'arte del direttore sportivo e la sua conoscenza. È penalizzato il giovane forte non valorizzato, rispetto al giovane bravino coperto da valorizzazione: qui viene proprio meno l'arte del ds".

Chi si è mosso meglio?

"Direi tutti e nessuno. Io auguro il meglio a tutti, ma solo a giugno 2025 potremo tirare le somme e il giudice supremo sarà il campo".

Chi deve ancora rinforzarsi?

"Penso che lo farà il Team Altamura, ha resettato tutta la squadra e ora ne ha messa in piedi una simpatica. Auguro loro di fare un grande campionato, ma dovranno individuare ancora dei giovani forti, 3-4 elementi: per me può essere la mina vagante".

Dalla Coppa Italia che idea di gioco si è fatto?

"Le prime partite di Coppa Italia sono sempre ingannevoli, non bisogna lasciarsi prendere né da impressioni troppo positive né da quelle troppo negative. Ne ho vinte tre di Coppe Italia Serie C (Gallipoli, Sorrento, Viterbese, ndr) e penso che gli ingredienti siano l'ottima gestione nell'arco dell'annata, la mentalità vincente e l'ottima organizzazione".

Vede già delle favorite nei tre gironi?

"Di solito sono quelle che investono di più, è una sorta di autocandidatura alla vittoria. Ci sono ingaggi da capogiro sia tecnici sia gestionali: chi spende di più propone la sua autocandidatura, anche se - a onor del vero - lo scorso anno questo principio è stato sfatato, perché hanno vinto squadre che hanno fatto minutaggio e non erano super-candidate, ha prevalso l'idea ad un pizzico di fortuna che non guasta mai".

Questione Taranto?

"Io ci soffro davvero: non lo dico per piaggeria, seguo molto le sorti del Taranto. Sono forse l'unico dirigente della storia del Taranto che ha lasciato un contratto, un 3+2 e che quando fu tra gli artefici della salvezza miracolosa in C1 e venne una nuova proprietà predissi che li avrebbe portati al fallimento mentre c'erano 12mila spettatori ad applaudire il nuovo imprenditore. Sono stato anche quella volta profeta. Ci soffro e mi dispiace per la famiglia Giove che ha sicuramente messo soldi nelle casse societarie. Ha chiare difficoltà ma non è sempre stata supportata. In questo momento conta la forza economica e nel tempo. È vero che non si può fare calcio senza stadio e non ci si può poggiare solo su una famiglia. Ma è anche vero che deve fare calcio chi ha le spalle economicamente larghe e sostenibili anche da solo. Taranto è una piazza stratosferica e come città e provincia merita un calcio di altissimo livello".

Capuano?

"Il mister ha fatto un lavoro straordinario e mi dispiace per questo epilogo. Non voglio entrare nei dettagli: ci siamo sentiti e gli auguro il meglio. Non è l'epilogo che tutti sognavamo e volevamo, Il suo lavoro è stato eccellente e lo stava facendo anche per quest'anno".

Galigani?

"La sua presenza ha sempre funzionato a Taranto, una presenza fattiva ed operativa".

A inizio mercato, lei direttore, sembrava potesse tornare a Terni dove ha conseguito dei grandi risultati sia in B sia in C.

"C'è stato un accostamento più che altro mediatico e mi ha fatto piacere. I numeri a Terni sono al di sopra di ogni algoritmo a mio favore. E quando si è palesata l'ipotetica possibilità i cellulari di tutta la mia famiglia scoppiavano. Questo mi fa grande piacere. Sono stato scippato a Terni e gli autori di questo scippo sono stati esautorati e sono rimasti la stima e anche l'amore che la gente prova per me. Tutti sanno che non sono un personaggio populista, il mio cavallo di battaglia è sempre stato il campo. Ho fatto tante rinunce per questo lavoro e questo mi rende orgoglioso. Non so quando, ma un giorno mi riprenderò il Liberati".


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