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INTERVISTA TC - Avellino, D'Agostino: "Dobbiamo compattarci, noi primi colpevoli. De Vito? No capri espiatori"

di Ivan Cardia

"Tutti contro tutti, non vince nessuno". Parola di Giovanni D'Agostino, amministratore unico dell'Avellino, che a TuttoC e TMW analizza il delicato momento degli irpini, al centro di una pesante contestazione dopo tre sconfitte consecutive: "Il calcio, per come la vedo io, dovrebbe unire. Soprattutto in una zona come la nostra, dove è una delle poche cose davvero trasversali della provincia, non deve dividere. E invece ci siamo disuniti: vuol dire che non siamo stati bravi noi come club, in tutte le sue componenti, a compattare l'ambiente. Non siamo stati bravi a mediare fra tutte le parti in gioco, dai tifosi alla stampa.".

E adesso che si fa?

"Io penso che in questo momento ognuno, a seconda del proprio ruolo, debba fare un passo indietro rispetto alle proprie posizioni. L'obiettivo è sempre quello: unire. Io lo dico chiaramente: sono stato tra coloro che hanno portato a questo clima. Il 4 maggio, in una conferenza stampa divenuta famosa, ho alzato un po' troppo i toni. Però la situazione all'epoca era molto diversa, era irreversibile: venivamo da due anni di delusioni e di cattiva gestione. Adesso il quadro è molto diverso, la situazione non è irreversibile: mettendo da parte tensioni e frizioni possiamo ancora continuare a spingere la squadra a uscire da questo momento".

Della contestazione che idea si è fatto?

"La contestazione è più che legittima, basti pensare che abbiamo perso due partite in casa di fila e sotto la nostra gestione una cosa del genere non era mai successa. Posso capire chi contesta: quando uno paga il biglietto ne ha pieno diritto. E penso che la nostra sia una tifoseria sana, che non ha mai chiesto nulla e scevra da interessi personali: i toni sono stati duri, ma nel calcio non bisogna essere permalosi e bisogna ricordare che spesso serve a sfogare delle frustrazioni della vita quotidiana. Con molte persone che oggi riempiono il settore popolare sono cresciuto: oggi mi chiamano nel peggiore dei modi ma credo che in questo ruolo non si debba mai perdere lucidità. Quando perdi la pazienza si diventa poco lucidi e si fanno danni. Una cosa per cui non mi piace essere criticato, però, ci tengo particolarmente a sottolinearla".

Prego.

"Parlo delle critiche relative alla gestione arbitrale: mi dicono di farci sentire in lega, come se noi non avessimo polso. È vero che nelle ultime tre partite ci sono stati diversi episodi e io ho fatto anche diversi passaggi col nuovo presidente Marani in merito, però alla fine bisogna anche rendersi conto delle difficoltà che affronta un arbitro. E poi sono convinto che gli errori arbitrali si compensino nel corso di una stagione. Spero accada, alcuni nelle ultime gare sono stati a dir poco clamorosi".

Il messaggio che ci sembra di raccogliere è una mano tesa verso i tifosi.

"Molto più di questo: verso tutto l'ambiente, oltre che i tifosi. Credo che anche la stampa locale possa aiutarci cercando di mediare. Siamo tutti amareggiati e in queste situazioni i toni si esasperano. Dopo tre sconfitte consecutive si deve vedere chi ama davvero l'Avellino e prova a stargli vicino: continuando sulla strada dell'odio la situazione diventerebbe insostenibile e non è l'obiettivo di nessuno. Né nostro, né dei tifosi, né della stampa. Dobbiamo cercare di essere costruttivi e lo dobbiamo fare noi come società in primo luogo".

A proposito di stampa. Da giornalista, lo striscione con la citazione di due giornalisti non è passato inosservato…

"Penso sia l'emblema del tutti contro tutti e sono situazioni che non dovrebbero mai accadere".

Arriviamo a uno dei protagonisti, suo malgrado, della contestazione. Il direttore sportivo De Vito ne è diventato bersaglio.

"E in maniera molto dura. Io non ricordo una contestazione così dura nella nostra gestione: oggi i capri espiatori non servono e non li cercheremo. Ogni mossa, in un club come il nostro, va fatta con una certa programmazione: qualsiasi passo faremo sarà fatto in quest'ottica. Il contratto del direttore sportivo è stato fatto, a suo tempo, per un anno e mezzo, ciò vuol dire che è in scadenza a giugno: le valutazioni andranno fatte a fine stagione, è questa la mia idea. Del resto le prossime due partite contro Catanzaro e Foggia saranno sono prove di playoff e serviranno anche a valutare meglio i calciatori arrivati a gennaio, in un mercato che è stato giudicato positivo da molti addetti ai lavori. Nelle prossime nove gare, più i playoff, vedremo di che pasta siamo fatti e io sono fiducioso: paradossalmente, giochiamo meglio contro squadre più organizzate e competitive, abbiamo fatto più punti contro formazioni d'alta classifica e ovviamente penso alla vittoria col Crotone arrivata neanche un mese fa, ma non solo a quella. Dobbiamo vedere il lato positivo della medaglia, non abbiamo altra scelta: siamo aggrappati ai playoff e l'obiettivo è raggiungere una posizione che ci consenta di affrontarli nel migliore dei modi".

Sono già circolati tanti nomi, per esempio quello di Giannitti.

"Potete immaginare il mio telefono, negli ultimi giorni, cosa è diventato. Tutti vedono Avellino come la gallina dalle uova d'oro: siamo una società seria e tanti si sono fatti avanti. Nel caso specifico, io personalmente non ho parlato con Giannitti. Non abbiamo avuto contatti, se poi ha parlato con qualcun altro in società non so chi possa essere ma non credo sia avvenuto".

Quindi De Vito, a oggi, confermato. Rastelli?


"È una situazione diversa, il mister è arrivato a ottobre dopo l'esonero di Taurino ed è una scelta che ha migliorato la situazione. Al di là del momento critico attuale, all'epoca eravamo in zona playout e oggi siamo in zona playoff. Inoltre, ha un contratto diverso. Anche i movimenti del mercato di gennaio sono stati portati avanti in sinergia da Rastelli e De Vito. Sono cambiate un po' le dinamiche: siamo partiti con un progetto giovane e non ha funzionato, oggi possiamo dire che abbiamo sbagliato la prima parte di stagione. E i tifosi stanno contestando proprio per questo: noi forse abbiamo creato un vuoto comunicativo lasciando spazio a supposizioni di altri che poi sono state considerate realtà. Forse potevamo parlare di più, farci capire meglio".

Ecco, ma oggi qual è il progetto dell'Avellino?

"Oggi guardiamo agli obiettivi che possiamo raggiungere. Vogliamo posizionarci il più in alto possibile in queste nove gare. Adesso guardiamo da qui a fine stagione, a partire da cosa succederà nelle prossime due gare, che per me sono fondamentali per capire se possiamo giocarci a giugno la possibilità di inseguire il nostro sogno. E le do un altro dettaglio".

Vada.

"Il 2 marzo scade la possibilità di depositare il premio collettivo, dopo il Crotone sembrava che se ne fossero create le possibilità. Dopo le tre sconfitte consecutive, abbiamo avuto un confronto lungo e anche dai toni duri con i giocatori, che ha coinvolto anche il presidente: speriamo sia stato costruttivo, noi abbiamo cercato di stimolarli anche ricordando loro che quel premio è sempre lì, che possono raggiungerlo. Non crediamo nei playoff come se fossero un'utopia, ma come un obiettivo che possiamo inseguire. La scossa di un cambio di gestione fatto oggi mostrerebbe debolezza da parte della società: le scelte si fanno con programmazione. Se domani vedremo che le cose continuano a peggiorare faremo le scelte opportune, ma sempre con programmazione. Del resto, abbiamo già dimostrato a tutti che, se andiamo in rottura non abbiamo paura di fare mosse, anche di risoluzione, importanti. Per questo dobbiamo essere tutti uniti come ambiente. Non si esonera un direttore per una contestazione e allo stesso tempo ho fiducia nella tifoseria, che tra l'altro ci segue sempre anche fuori: già nelle ultime 48 e 72 ore stanno lanciando dei messaggi per calmare la situazione. Non conviene a nessuno rompere il giocattolo".

Ha citato il presidente: anche lui è stato chiamato in causa dai tifosi.

"C'è stato anche un confronto dopo la gara fra il presidente e la Curva Sud: i toni, nonostante la terza sconfitta consecutiva, non sono stati esasperati. Hanno cercato di trovare il problema: dal loro punto di vista può essere il direttore sportivo, ma ripeto che per me parliamo di un capro espiatorio. Sono disposti tutti a fare un passo di riconciliazione: questa intervista spero sia il la per unire tutte le componenti".

Ce lo auguriamo anche noi. È stata valutata l'ipotesi di un ritiro?

"No, assolutamente, del resto i calciatori stanno sempre insieme. Nei momenti opportuni sono stati presi provvedimenti duri, anche da questo punto di vista ci imputano di non usare il pugno duro. Ma in realtà, da ultimo è accaduto con Kanouté che ha rimediato un'espulsione evitabile, applichiamo gli strumenti che abbiamo a disposizione. Nei limiti delle regole, ovviamente. Però penso che debbano essere i calciatori, prima di tutti, a capire come reagire con personalità: forse questa è una cosa che devono dimostrare, così come devono dimostrare che sono all'altezza di questa maglia. Mi auguro che accada, che si assumano la responsabilità della situazione e che mandino un segnale nelle prossime partite. Noi come società abbiamo l'obbligo di credere che non sia stato tutto vano e di credere nei playoff. Dobbiamo trasformare l'energia negativa in positiva e non sono frasi fatte".

Chiudiamo tornando indietro: dopo il successo col Crotone i problemi sembravano alle spalle. Poi tre ko di fila. Che spiegazione vi siete dati?

"Dipende. Se guardiamo alle singole partite, col Cerignola l'abbiamo regalata e non possiamo girarci attorno. Per il resto, penso sia stato un problema di concentrazione: nelle prime due gare abbiamo commesso errori individuali. Non lo so, forse la vittoria col Crotone ha illuso qualcuno. Nell'ultima partita abbiamo preso gol a difesa schierata e abbiamo perso subendo un tiro in porta: sono cose che deve analizzare il mister, lo farà e spero trovi delle risposte nel lavoro quotidiano. Al netto degli errori che ci hanno portato alle sconfitte con Cerignola e Viterbese, l'ultima partita è un campanello d'allarme: anche il rigore sbagliato e il gol annullato sono episodi in un quadro non entusiasmante. Però voglio essere positivi. Può sembrare paradossale, ma è meglio che i problemi escano ora: non dimentichiamo che il Palermo l'anno scorso ha vinto i playoff da quinto in classifica, noi per esempio aspettiamo Dall'Oglio che rientrerà a breve e ci può ricordare che le imprese si possono realizzare".


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