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D'Angelo sull'Avellino: "Biancolino lo ama. Non sia solo traghettatore"

di Raffaella Bon
Angelo D'Angelo

Angelo D'Angelo, ex calciatore dell'Avellino, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com per un commento sui biancoverdi alle prese con una vera e propria rivoluzione dopo gli esoneri di Pazienza, Perinetti, Condò e Strano: "Purtroppo i risultati negativi hanno portato a questo epilogo. Pensavo addirittura succedesse prima: conosco la piazza e quando c'è malcontento si rischia solo di rimandare il problema. La sconfitta di Latina ha fatto scoppiare la bomba".

Quindi si può parlare di epilogo annunciato?

"Penso che era preannunciato, ma conoscendo la piazza di Avellino non riguarda solo il punto di vista tecnico. Si era generata una situazione in cui i tifosi avevano preso in antipatia il tutto e Perinetti e Pazienza hanno pagato questa pressione della piazza intera. Sono professionisti veri: Perinetti è la storia del calcio italiano e Pazienza un validissimo allenatore, ma l'ho visto solo. Dispiace molto: quando ad Avellino si è soli, si fa questa fine perché è molto difficile".

Mettere in discussione Pazienza sin dalla prima giornata e costringerlo ad allenare con la spada di Damocle sulla testa non lo ha di certo aiutato.

"Io penso che non fosse in discussione dalla prima giornata. Lui ha avuto la forza e l'onore di creare insieme allo staff dirigenziale la squadra che voleva, la società ha messo a disposizione tutto per far sì che si costruisse una rosa valida per vincere, anzi stravincere il campionato visto l'esborso alto. Ma quando non arrivano i risultati purtroppo si diventa antipatici e questo è l'epilogo".

Ma perché decidere di allontanare anche lo staff dirigenziale?

"Ad Avellino ci sono professionisti in tutti i settori, ma sempre di passaggio. Posso dire che le società provano a dare fiducia, ma solo fino a un certo punto. I risultati negativi e i malumori della piazza incidono".

Ad Avellino ci sono sempre nomi di grido da anni, che sulla carta potrebbero portarlo alla promozione ma niente cambia.

"Il consiglio che voglio dare alla dirigenza è quella di non fare tutto da soli. Ad Avellino si rischia di essere mangiati. Bisogna creare un'ossatura dirigenziale dove ogni pedina sta al proprio posto. Fino ad oggi c'era con Perinetti, ma bisogna conoscere la piazza e saper fare da parafulmine. Bisogna conoscere gli umori del tifoso e saperlo portare dalla propria parte".

Ora la squadra è affidata a Biancolino.

"Penso sia una scelta importante. Spero tanto non sia considerato solo un traghettatore perché lui è una di quelle pedine di cui parlavo, che ama l'Avellino. Se le cose non vanno bene, bisogna dargli fiducia perché lui conosce la piazza e anche a lungo termine può essere importante".

Tu non hai mai ricevuto chiamate?

"Io, invece, non sono mai stato contattato: se mi chiamassero però prenderei al volo l'occasione perché sanno che conosco molto bene la piazza e posso dare una grossa mano. E poi vorrei aggiungere un concetto...".

Prego.

"Vorrei dire ai tifosi che l'Avellino ha una grandissima fortuna: la società e Giovanni Angelo D'Agostino. Da anni non c'era una forza economica del genere e finché ci saranno i D'Agostino la programmazione, l'organizzazione e la forza economica non mancheranno. Devono tenersi ben stretto e dalla loro parte la società, è la loro forza. Tante altre società hanno provato e riprovato negli anni a risalire, sanno che ci sono voluti tanti sacrifici. Alla fine D'Agostino ce la farà".


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