TRE PROPOSTE PER IL FUTURO DELLA LEGA PRO. SEMIPROFESSIONISMO, CONTROLLI INCROCIATI E ADDIO PARACADUTE PER UN TAGLIO COL PASSATO
I giorni successivi all’estromissione di Matera, prima, e Pro Piacenza, poi, hanno scatenato numerose reazioni. Da quelle più emotive e di pancia, da parte di chi è sentimentalmente vicino alle piazze coinvolte, passando per quelle più fredde e analitiche, fino ad arrivare a quelle del palazzo. “Mai più 20-0” ha detto Gabriele Gravina, numero uno della FIGC. “La scelta più giusta” il pensiero invece di Francesco Ghirelli. Alla base di queste prese di posizione c’è la volontà, da parte di entrambi, di chiudere questa fase delicata della storia della Lega Pro. Un’annata, quella 2018/2019 malformata fin dalla sua nascita, quindi monca e destinata ad una vita estremamente complessa. Lo sguardo, dunque, è rivolto al futuro, con le nuove regole per l’iscrizione ai campionati che daranno un giro di vite importante fin dalle prime battute della nuova stagione. Permane però un dubbio: basterà quanto già fatto dalle istituzioni calcistiche per dare una nuova vita e una nuova credibilità alla terza serie del calcio italiano?
La risposta è semplice: no. Almeno per quanto ci riguarda. Perché sono troppe le falle emerse negli anni nel sistema per sperare che un solo correttivo si trasformi nella panacea di tutti i mali. Cosa serve ancora? Questa è la domanda che tutti gli attori interessati hanno l’obbligo di porsi.
Ecco, a tal proposito, le nostre proposte. O per meglio dire i cardini attraverso i quali occorre inevitabilmente passare.
SEMIPROFESSIONISMO - L’idea di una Lega Pro con uno status semiprofessionistico non è certo nostra. La paternità è da suddividere fra Gravina e Ghirelli, ovvero passato e presente della terza serie. Con l’introduzione dell semiprofessinismo la Serie C metterebbe a disposizione dei club gli strumenti per una gestione economicamente più leggera (si risparmia sul costo del lavoro in maniera evidente), con un taglio delle spese che ruota attorno al 20% del monte totale. Una liquidità, questa, che poi rimarrebbe a disposizione delle società, capaci a quel punto di decidere se usarla per ripianare alcune pendenze, investirla in nuove strutture per la prima squadra o il settore giovanile, oppure metterla da parte in previsione di tempi duri.
Il semiprofessinismo, poi, darebbe anche modo alla Lega Pro di intraprendere strade diverse sul fronte del format. Da una parte il mantenimento delle sessanta società sarebbe decisamente più semplice, ma al tempo stesso anche l’idea di una Serie C ridotta, magari con un ritorno della “vecchia” C2 come anticamera della D, sarebbe assolutamente fattibile. Anche se per qualcuno potrebbe apparire anacronistico.
CONTROLLI INCROCIATI - Un regime societario più leggero, unito a regole più severe al momento dell’iscrizione danno già l’idea di una Serie C dal volto nuovo. Sul fronte dei controlli, però, si può e si deve ancora fare qualcosa in più. Magari migliorando i rapporti con tutti gli enti esistenti. Già perché potrà sembrare strano, giusto per fare un esempio, ma al momento non esiste un controllo incrociato fra i bilanci delle società depositati presso le Camere di Commercio locali (sempre che lo si depositi visto che in alcuni casi questi non è stato fatto) e la documentazione necessaria per presentare in Lega la domanda d’iscrizione. Nell’era dell’autocertificazione imperante, perché di questo si tratta, fidarsi è giusto, ma forse non del tutto. Ecco allora che una certificazione in più, una firma, una PEC o qualsiasi altro strumento di controllo, renderebbe il nuovo corso certamente più affidabile agli occhi dei soggetti più importanti di tutti: i tifosi.
IL PARACADUTE - Da tempo e a prescindere dal campionato d’appartenenza, il tema del paracadute, ovvero il rimborso in denaro elargito dalle leghe alle società retrocesse, fa discutere in maniera accesa. Per alcuni il paracadute non è altro che un “premio al fallimento”, che spesso sembra quasi invogliare le società già spacciate a rassegnare le armi ancor prima del tempo, consolate dai soldi che incasseranno di li a breve. Per altri invece, è un ammortizzatore necessario per permettere ai club di affrontare la riduzione degli introiti e la gestione di costi ereditate dalla stagione precedente. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo ed è dunque facile pensare come possa servire qualche correttivo in prospettiva futura. Magari con l’introduzione di un nuovo contratto di categoria da parte dei calciatori, con premi fissi già pattuiti in caso di promozione e al tempo stesso decurtazioni bilanciate degli emolumenti qualora si dovesse concretizzare una perdita di categoria. In questo modo, probabilmente, si scongiurerebbe sia la possibilità che qualche calciatore faccia un passo indietro nei momenti finali della stagione, terrorizzato dall’idea di una “paghetta” ribassata, sia la necessità dei club di avere soldi extra (o una parte di questi) dalle leghe. Ovviamente le associazioni di categoria per aprire le porte a tali novità, oggi, domani o fra qualche anno, dovranno avere quantomeno la certezza che i propri iscritti percepiscano regolarmente gli stipendi dalle rispettive società, Uno step, questo, che si spera di raggiungere già con le modifiche in arrivo per il campionato 2019/2020, il primo di una nuova era di serenità e certezze per tutti. Per alcuni, comunque, quest’ultima ipotesi di innovazione rimane pura “fantascienza”, ma visto che siamo ad ipotizzare un cambiamento epocale è anche giusto azzardare un po’.