Tra pro e contro, si chiude un 2025 di non ritorno. Ora C’é da combattere
Che anno è stato, quello che si va chiudendo, per la Serie C? Serve la bilancia, nel calcio come nella vita. Il capitolo dei pro è pesante, perché la terza serie ha visto salire, sugli spalti e davanti alla tv, la propria visibilità. Più spettatori e più tifosi, più attenzione su un campionato che in un modo o nell’altro ha una sua identità forte, radicata geograficamente - anche in modo fisiologico, viste le 60 squadre - come poche altre leghe in Italia.
È stato, sempre in positivo, anche un anno di non ritorno. L’introduzione del FVS, nonostante alcune criticità, segna un prima e un dopo, un po’ come quando arrivò il VAR. Oggi in C un allenatore può intervenire attivamente per chiedere una revisione: spesso lo fa male, ma è una cosa che i colleghi di A invidiano, e infatti presto il challenge potrebbe sbarcare anche in alto.
È stato l’anno in cui il Milan ha dimostrato come le seconde squadre non funzionino a prescindere. Vanno costruite e condotte con criterio, come sta facendo l’Inter seguendo lo sfortunato esempio dei concittadini.
È stato, non in positivo, un punto di non ritorno anche per le esclusioni. Tre in un anno solare sono troppe, sono un grido di allarme che non riguarda solo la C - anzi -, che non può più essere ignorato, come è avvenuto la scorsa estate quando non è arrivata la stretta richiesta dalla Lega Pro. E forse ora si inizierà a discutere seriamente di riforma.
Il primo appuntamento, in federazione, è fissato a metà gennaio. Gravina ha già illustrato brevemente la sua idea, che punta a ridurre il turnover fra campionati più che il numero di squadre professionistiche. Vedremo. La sensazione è che, tra le varie idee, ci sia quella di spingere la C nel (fin troppo) vasto campo del dilettantismo, dato che oggi il semi professionismo vuole dire essere dilettanti, di fatto. Ci sarà da combattere per difendere la C, e l’impressione è che non riguardi solo i club: alcuni potrebbero gradire, altri meno. Per i giocatori, però, sarebbe un terremoto. Forse ne serve uno, probabilmente non questo.