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Taranto verso Castel Di Sangro: la situazione degli stadi è grave, ma non è seria

di Ivan Cardia

Quattrocentoventi chilometri separano Taranto, bellissima città che odora di Magna Grecia e affaccia su due mari, da Castel Di Sangro, che domina la val di Sangro e vanta a poca distanza un fantastico borgo medievale. In auto servono più o meno quattro ore, in pullman almeno sei. Non ci dilettiamo di geografia, ma l'ipotesi di giocare in Abruzzo è - più o meno - concreta per il Taranto calcio, impegnato in questi giorni negli ultimi episodi della lunga questione legata al rifacimento dello stadio Iacovone. L'impianto cittadino, destinato a ospitare i Giochi del Mediterraneo nel 2026, potrebbe non ospitare la squadra pugliese nelle gare del prossimo campionato di Serie C.

Si poteva evitare di arrivare all'ipotesi più estrema? Ovviamente sì. Come diceva Flaiano parlando di politica, in Italia la situazione è grave, ma purtuttavia non seria. Riadattiamo agli stadi, che sono la prima e vera emergenza del nostro calcio, persino più della nazionale sembra un briciolo di idee vista in Germania. Ricapitolare la vicenda Iacovone - ce ne siamo occupati diverse volte nel corso dei mesi - sarebbe lungo e faticoso. È però il perfetto esempio di cosa non funzioni sul tema nel nostro Paese. Necessità nota da tempo, lungaggini burocratiche, incomprensioni reciproche, interessi in costante conflitto. La soluzione, a dire la verità, ci sarebbe. Persino duplice: l'impianto di Massafra sarà rifatto in tempi brevi, come struttura collaterale agli stessi Giochi; la società preferirebbe quello di Faggiano, già di proprietà del presidente Giove. Tra i due "litiganti", incredibile a dirsi, potrebbe spuntarla uno stadio in Abruzzo. Condizionale d'obbligo: confidiamo che la questione si risolva, per il bene di tutti. Primi, ma spesso dimenticati, i tifosi che logicamente non si potrebbero sobbarcare una trasferta del genere una domenica sì e l'altra no, nonostante l'indubbio affetto nei confronti della squadra.

Allo stesso tempo, illumina appunto la situazione disastrosa degli stadi e più in generale delle strutture sportive. Mica storie solo di Serie C: in Serie A avremo squadre in deroga altrove, idem in B. La Lega Pro, per dire, ha fatto capire che non sarà favorevoli a deroghe pluriennali e ci sembra francamente una mossa più che giusta. Non basta ad arginare un oceano di incuria, e pure di idee bislacche come tuffarsi negli Europei per risolvere la questione: a rigor di logica dovrebbe essere il contrario, prima sistemi gli stadi e poi ti candidi. Noi facciamo il contrario. Funziona? Ci pare di no.


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