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Tacopina ha perso il tocco, Triestina più domande che risposte. A Taranto come finirà? La strada della riforma: meno potere, più soldi

di Ivan Cardia

Gran parte delle considerazioni che seguono facevano parte dell'editoriale in programma per la scorsa settimana, non pubblicato a seguito della tragedia avvenuta dopo Potenza-Foggia. Circa il fatto che restino attuali anche a distanza di giorni, lasciamo a voi ogni considerazione.

Bello, bellissimo. Facciamo una premessa, poi guardiamo il resto: il campionato di Serie C è godibile come non mai, nel suo complesso. La sosta per le nazionali, ormai conclusa, ha lasciato la C quasi sola sul palcoscenico e lo spettacolo che ha restituito è stato di quelli che fanno piacere a chi guarda. La qualità è alta, quest'anno, e l'immagine della categoria ne beneficia ulteriormente. Fatta la premessa, tra campo e fuori, c'è da soffermarsi brevemente anche su storie, viste dai tifosi delle rispettive squadre, meno godibili.

A Ferrara, Joe Tacopina ha perso il tocco magico. In estate avevamo raccontato come ci fosse qualcosa di diverso rispetto alle esperienze dell'avvocato: uno che magari non ha la stabilità nel sangue, ma finora ha sempre fatto bene ovunque sia stato. A Bologna e Venezia, ma nel complesso anche a Roma, ancora ringraziano per il suo passaggio. In casa SPAL, c'è qualcosa che non funziona da tempo e il campo restituisce i frutti di un'estate lontana dalle abitudini. Così si rischia, anche perché le squadre meno abituate a correre per salvarsi faticano a mettere il coltello tra i denti. Difficile sia Dossena il problema.

A Trieste, si è conclusa la gestione di Marino, durata più del previsto e non è certo un attacco all'ormai ex tecnico ad interim, che ha svolto il compito al meglio delle sue possibilità. Nelle prossime che saranno più chiare le scelte: in panchina Clotet, come ds sembrava destinato Collauto e ora pare in standby. Quel che è mancato è stata proprio la chiarezza: nelle quasi quattro settimane dall'esonero di Santoni non si è capito se la Triestina volesse un altro tecnico o pensasse di poter andare avanti con Marino; se questo altro allenatore fosse Tesser, ancora sotto contratto, o se questi fosse libero di accordarsi con altri club interessati. Il tutto, nel contesto delle indiscrezioni circolate su altre fonti relative a una possibile cessione.

A Taranto, si continua ad andare avanti col lanternino. Il futuro è una terra straniera, magari americana magari no. Anche in questo caso, aspettiamo con curiosità la conferenza stampa annunciata per le prossime ore da Mark Campbell, volto di Apex (la nuova proprietà), che nel frattempo ha offerto da bere in centro a tutti. Il Corriere della Sera - non l'ultima delle fonti - ha sollevato grossi dubbi sulla solidità finanziaria della nuova compagine societaria di riferimento: ci auguriamo siano dissipati. Resta, a oggi, sullo sfondo una società che dall'estate molti considerano più dead man walking che mina vagante.

Nel frattempo, avanza l'atteso processo di riforma del calcio italiano, nodo quasi arrivato al pettine perché o si modifica lo statuto federale - l'appuntamento è il 4 novembre - o si rischia il commissariamento. Vista dalla prospettiva della Serie C, che per ora aspetta al vaglio (il vero tema resta cosa vorrà fare la A, oggi spaccata in due), ho l'impressione che la strada imboccata possa essere quella giusta. Negli anni, le categorie inferiori - sia la C che la D - sono state il nucleo decisionale del calcio italiano, per quanto paradossale questo possa essere. Per rendersene conto, basta scorrere la lista degli ultimi presidenti federali e del loro cursus honorum precedente. A questo grande ruolo politico ha fatto da contraltare una grossa difficoltà economica, di tutto il sistema calcio e delle serie inferiori nello specifico. Rinunciare a tutto questo potere per ottenere in cambio, la scriviamo rozzamente ma in sostanza quello è, soldi e aiuti su temi concreti (uno: le infrastrutture) credo possa essere l'obiettivo più sensato per la Lega nelle prossime settimane. Certo, di soldi ce ne sono pochi anche in alto, figuriamoci da girare verso il basso. Ma questo è un altro discorso.


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