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Renate, un Mago da Oscar. Triestina, Menta amara

di Nicolò Schira

In testa al Girone A c’è, oltre alla corazzata Padova, il sempre più sorprendente Renate. Una splendida realtà della categoria da 13 anni, nei quali spesso e volentieri ha vissuto annate nei quartieri alti della classifica. Mica male per la seconda società col bacino d’utenza più piccolo della categoria. La classica favola di provincia che ha, insieme al presidente Sperafico e al dg Crippa, in Oscar Magoni uno dei protagonisti assoluti. Una parabola incredibile quella dell’ex centrocampista di Atalanta, Bologna e Napoli che in Brianza ha trovato una sorta di seconda casa. A Renate, infatti, Magoni inizia ad allenare, portando dall’Eccellenza nell’allora C2 le pantere nerazzurre. Dopodiché prende un’altra strada e diventa dirigente. Da direttore sportivo contribuisce a lanciare diversi talenti prima di andare alla FeralpiSalò e alla Viterbese per poi tornare l’anno scorso nella sua Itaca. Una sorta di novello Ulisse in salsa pallonara. Arrivare in B sarebbe il coronamento di un percorso straordinario, vissuto fin dagli albori e in varie vesti. E il Bello deve ancora venire. In fondo sognare non costa nulla. E col Mago Oscar in società a Renate potrebbero realizzare un’altra impresa. In fondo cadetteria fa rima proprio con magia…

Da un sogno a occhi aperti a quello che sta diventando un percorso da incubo. Ogni riferimento non puramente casuale va alla Triestina, partita col dichiarato intento di voler vincere il campionato e capace di perdere già 3 partite su 4 in campionato, che diventano 5 se aggiungiamo l’eliminazione prematura in Coppa Italia. Apriti cielo. Tutte le colpe sono state scaricate sul diesse Morris Donati, esonerato qualche giorno fa al termine della sessione di mercato. Il dirigente ha ovviamente delle responsabilità, ma non è l’unico colpevole. Il prossimo a lasciarci le penne potrebbe essere il tecnico Michele Santoni, in caso di passo falso sabato a Lecco. Una scommessa che non ha pagato. Andare a prendere nella B olandese un allenatore per vincere un campionato di categoria complesso come la C italiana è stato un salto nel buio. Occhio al clamoroso ritorno di Attilio Tesser, ancora sotto contratto. Della serie: viva la programmazione, peccato che sia un’emerita sconosciuta dalle parti della città giuliana. Troppi algoritmi e poca conoscenza reale di campo, quella che poi alla fine fa la differenza nel complicato mondo del calcio. E allora sul banco degli imputati finisce il deus ex machina Alex Menta che dopo il flop di Venezia sta facendo il bis anche a Trieste. La vicenda del tesseramento di Olivieri in tal senso è stata a dir poco grottesca. Per non parlare di quanto accaduto a gennaio con Kiyine e Krollis. Per carità: errare è umano, ma perseverare diventa diabolico e tre indizi - come diceva la giallista Agatha Christie - fanno una prova. Ergo, non può essere un caso. Qualcosa non funziona a livello dirigenziale. Menta può fare il talent scout (e pure bene…), ma non ha le capacità di un General Manager a tutto tondo alla Galliani o Marotta, per intenderci. E queste mancanze sono diventate evidenti sempre di più negli ultimi mesi. La rosa rimane incompleta, soprattutto davanti dopo la cessione di Lescano ha lasciato un vuoto non colmato. Sarebbe dovuto arrivare Zoma, ma Andreoletti ha fatto muro e alla fine la Triestina è rimasta col cerino in mano. Un errore che rischia di pesare parecchio a livello di punti. Insomma, c’è poco da stare allegri e in bocca invece la freschezza della menta è rimasto in bocca il sapore acre dell’ennesima stagione-delusione. Essere a metà settembre a 9 punti dalla vetta per un club che ha fatto gli investimenti degli alabardati è a dir poco inaccettabile. 


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