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Quel “pasticciaccio” dei Giochi del Mediterraneo dove l’unica vittima certificata è il Taranto calcio

di Marcel Vulpis

Da alcuni giorni c’è una nuova querelle estiva, che (forse) non emoziona (o non interessa i più) come i ricorsi di questo finale di stagione (vedi ad esempio il caso Reggina), ma che coinvolge, in un modo o nell’altro (a seconda delle scelte che verranno prese dai soggetti coinvolti), il Taranto calcio del presidente-imprenditore Massimo Giove. 

Parliamo dei "Giochi del Mediterraneo" (da organizzare proprio a Taranto nel 2026), che, solo incidentalmente, si occuperanno di calcio, ma che rischiano di stravolgere la programmazione sportiva del popolare club jonico. Più volte il sindaco di Taranto (Rinaldo Melucci) ha portato avanti una visione (sempre che lo sia), dove, al centro, non c’era mai il club rossoblu, se non per una serie di incombenze o problematiche che ricadrebbero sulla squadra, impegnata (lo ricordo) in un campionato professionistico (la Serie C, all’interno del girone “C”). 

Il sindaco, da tempo, ha preavvisato Giove dello “sfratto” dallo Iacovone, che dovrebbe, a suo dire, essere totalmente azzerato per arrivare ad una nuova struttura (con una capienza ridotta a 16mila posti a sedere). L’idea può essere anche interessante, peccato, però, che, per fare tutto questo, il Taranto, ripeto impegnato in un campionato “pro”, dovrebbe cercarsi un’altra casa (non si capisce esattamente dove) senza essere aiutato dallo stesso sindaco che intende sfrattarli per i lavori del nuovo impianto. In tutto questo poi i tifosi non esistono, perché nessun politico locale si è chiesto perché dovrebbero andare fuori casa (per seguire la squadra del cuore), pagando, nella migliore delle ipotesi, il doppio, se non il triplo, di quanto avviene oggi al quartiere Salinella di Taranto (dove si trova, da circa 60 anni, l’Erasmo Iacovone). 

Come si dice in gergo una vera e propria grande idea del sindaco pugliese, che, sempre di recente, ha registrato un video per i social, dove, con estrema naturalezza, ha invitato il Governo Meloni non solo a inviargli il denaro già pattuito, ma, se ci fosse stata la possibilità, anche ad aumentare questo budget. Un modo certamente irrituale di porsi nei confronti dell’esecutivo. Infatti la da Roma risposta è stata negativa.

Anzi, nei giorni successivi, proprio a confermare alcuni dubbi sulla tenuta dell’intero progetto, è arrivata la bomba dell’uscita, a sorpresa, del CONI(per voce del n.1 Giovanni Malagò) dal Comitato Organizzatore Locale (COL). Uno strappo che non era mai avvenuto nella storia di questo format internazionale. Il CONI, uscendo dal COL, di fatto, ha preso le distanze, sia da Regione Puglia, sia dal Comune di Taranto, ma soprattutto da tutto ciò che è avvenuto al suo interno nel recente passato (i due enti locali sono i soci fondatori di questa edizione dei Giochi). 

A sua volta il Comitato Organizzatore, per dovere di cronaca, ha contestato al Commissario Straordinario (l’imprenditore pugliese Massimo Ferrarese) una serie di presunte inadempienze e/o silenzi/assenze. 

Scenari futuri. È presumibile che il braccio di ferro possa proseguire ancora per parecchio, ma quello che appare chiaro è che se i soggetti coinvolti non troveranno un nuovo punto di accordo, o i Giochi rischieranno di saltare, o quello che era il progetto iniziale resterà un semplice ricordo. 

Un’ennesima opportunità mancata per utilizzare lo sport come driver di rilancio dei territori. In tutto questo la vittima “certificata” è il Taranto calcio, che non sa più come portare avanti la propria programmazione aziendale (oltre che sportiva). Da qui a tre anni dove giocherà? Dovrà trasferirsi? E perché nessuno del comune di Taranto affianca il club per aiutarlo (anche economicamente)? Questi disagi purtroppo si trasformeranno in una perdita di competitività prima aziendale e poi sportiva, con negatività anche sul rettangolo di gioco.

Come si fa infatti a gestire un club professionistico in queste condizioni? E’ praticamente impossibile. Il problema reale è che, alla fine, tra 3 anni, magari, cambieranno anche gli amministratori locali (ricordo che le amministrative in Puglia sono in programma un anno prima dell’evento), ma resteranno i danni e i cocci da ricomporre. E questo, sinceramente, il Taranto calcio, per la sua storia decennale (è stato fondato nel 1927, praticamente un anno dopo i Giochi del Mediterraneo festeggerà i primi 100 anni di vita), e per l’impegno della dirigenza guidata da Giove, non se lo merita assolutamente. Mi auguro che il Commissario Straordinario (Ferrarese) e il Ministro dello Sport (Abodi) possano riuscire, finalmente, a trovare un punto di equilibrio per salvare l’evento sportivo, ma soprattutto per non spendere inutilmente fondi pubblici, che, come tutti noi sappiamo, arrivano dalle tasse pagate dai cittadini. Quindi, a priori, meriterebbero un profondo e maggiore rispetto


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