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Programmazione, questa sconosciuta. Si può esonerare dopo due giornate? Avellino, prendi esempio dal Bari

di Marco Pieracci

Due esoneri dopo appena 270 minuti di Serie C confermano una tendenza ormai sempre più consolidata. E se a muoversi in questa direzione è anche la Virtus Entella, società tradizionalmente restia fatta eccezione per la tribolata stagione della retrocessione dalla B, la cosa fa riflettere. Gennaro Volpe è solo l’ultima vittima, avendo pagato a caro prezzo il ko nel derby del Tigullio col Sestri Levante. Ma cosa spinge a cambiare così presto?

Il catalogo delle motivazioni è particolarmente vasto, variando a seconda dei casi. Di fondo però c’è sempre una latente mancanza di fiducia nel proprio allenatore, sollevato come una piuma alla prima folata di vento. In molti casi la classica reazione di pancia, della quale poi magari ci si pente più avanti richiamandolo in fretta e furia dopo aver constatato che il rimedio era peggio del problema. Tutto legittimo, per carità, chi mette i soldi ha il diritto di fare le scelte che in quel momento ritiene opportune, sbagliarle e provare a correggerle. Ciò che risulta difficile capire è come si possa giudicare l’operato di un tecnico sulla base di un paio di giornate, parametro evidentemente non sufficiente per una valutazione globale.

Passando al caso specifico dell’Avellino, in estate dopo il cambio di management, con l’avvento di un dirigente di comprovata esperienza come Perinetti, si è deciso di dare un’altra possibilità a Rastelli ritenendo forse che il flop della passata stagione fosse da ascrivere prevalentemente a chi lo aveva preceduto. Peccato che i numeri nudi e crudi, non sempre da prendere come oro colato però spesso indicativi, raccontassero ben altro: da ottobre a maggio la media punti era stata di poco superiore al punto a partita, non esattamente quella richiesta a una squadra con ambizioni di vertice, tanto da subire lo smacco di non riuscire a qualificarsi per i playoff.

Ecco, una separazione a fine campionato, avendo fallito l’obiettivo minimo richiesto, sarebbe stata più ragionevole e avrebbe permesso di impostare la nuova annata fin dal principio con una diversa guida tecnica senza dover ricorrere in corso d'opera all’ennesimo ribaltone tecnico, facendosi carico di tutte le conseguenze destabilizzanti del caso. Esonerarlo adesso, sconfessando di colpo la linea tenuta finora, denota una certa aleatorietà in sede di programmazione o quantomeno poca convinzione nel difendere fino in fondo le proprie idee. A maggior ragione se si decide poi di affidarsi al profilo emergente di Pazienza, protagonista di un triennio molto positivo a Cerignola ma dal curriculum abbastanza scarno, salvo la parentesi non esaltante di Pisa sei anni fa.

Sul mercato, promosso a pieni voti da molti osservatori, poi si potrebbe discutere per ore: la qualità degli acquisti presi singolarmente è oggettiva ma la storia della categoria è piena zeppa di organici che in partenza avrebbero dovuto sbaragliare la concorrenza e invece hanno fallito miseramente. Non è ammassando calciatori di valore che si vincono i campionati. A Bari, piazza affine per blasone e passione della gente, la famiglia De Laurentiis ci ha messo un po’ per capirlo, solo facendo tesoro degli errori commessi si è aperto un nuovo ciclo che ha portato i galletti a un passo dalla massima serie.