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Modestamente Vicenza. Foggia Sapiente. Favola Cheddira: ecco gli unici che ci credevano. Ciao Robi…

di Nicolò Schira

Modestamente Vicenza. Gioco di parole spesso abusato ma quantomai efficace per sottolineare la svolta in casa biancorossa. Con l’arrivo sulla panchina berica di Ciccio Modesto il Lane ha svoltato e cambiato marcia, passando dal settimo al primo primo posto. Merito delle cinque vittorie di fila e degli accorgimenti tattici impostati dal tecnico calabrese che ha modellato la squadra su un 3-4-2–1 di matrice un po’ gasperiniana un po’ tendente al Juricball. D’altronde non poteva non risentire dell’influenza dei suoi due maestri calcistici. E i risultati si vedono. Vittorie ma anche solidità come testimoniano i quattro clean sheet di fila. In un mese il Vicenza si è lasciato alle spalle i balbettii della gestione Baldini,  che dopo il buon lavoro di Catania (facilitato da un club sull’orlo del baratro e che non aveva nulla da perdere) non ha saputo ripetersi. Quando cambiare guida tecnica, fa la differenza. E così il Vicenza è tornato a essere la grande favorita per il salto in Serie B. Ci voleva poco. Modestamente…
Se il buongiorno si vede dal mattino, a Foggia possono sorridere. La nomina di Pierluigi Sapio è coincisa con il passaggio del turno in Coppa Italia ai danni della corazzata Catanzaro. Da segnalare che Sapio con i suoi 31 anni è il più giovane direttore sportivo del calcio professionistico. Un record da seguire con attenzione. Sapio infatti è partito ragazzino e ha già maturato una discreta esperienza. Dalla provincia di Taranto (Carosino) a Foggia passando per Martina Franca, Bisceglie, Bari, Ascoli, Matera, Venezia, Triestina, Taranto e ora Foggia. Ottimi risultati nei settori giovanili che gli sono valsi la nomina in Prima Squadra da parte del vulcanico patron Canonico che l’aveva già avuto alle proprie dipendenze a Bisceglie. In rossonero si gioca l’occasione del vita. Quella tanto sognata e agognata è diventata realtà. Sara un Foggia Sapiente sul mercato? Lo scopriremo presto. Gennaio è dietro l’angolo…

Ci sono serate e notti che possono cambiare una carriera. Walid Cheddira martedì ha vissuto un’altra tappa straordinaria della sua carriera. In 40 mesi è passato dalla Serie D al disputare un ottavo di finale dei Mondiali contribuendo a portare il suo Marocco a una storica qualificazione ai quarti di finale. E il bello deve ancora venire. Su di lui, infatti, hanno messo gli occhi Napoli, Lazio e Sporting da settimane. Col Bari che progetta una clamorosa plusvalenza visto che l’ha riscattato per soli 150mila euro dal Parma (ha il 50% sulla vendita). Bravo Polito a puntarci dopo l'esplosione a Mantova (lo prese Emanuele Righi nello scetticismo generale), ma qualche anno fa quando gravitava tra D e C c’erano solo tre persone pronte a scommettere a occhi chiusi sul boom di questo ragazzo. Giusto ora che tutti salgono sul carro Cheddira ricordare di chi si tratta: in primis il suo storico agente Bruno Di Napoli, una sorta di fratello maggiore per la punta. Poi Daniele Faggiano che lo tesserò per il Parma in A, pescandolo nella Sangiustese. A dimostrazione di come l’occhio da talent scout del dirigente salentino resti tra i migliori in circolazione. Lo stesso fiuto l’ha avuto anche il compianto Ermanno Pieroni che fu il primo a crederci e a dar fiducia a Walino nei professionisti, prendendolo ad Arezzo. Oggi basta aprire internet per leggere decine di persone raccontare aneddoti su Cheddira, ma in tempi non sospetti a credere in lui erano stati solamente loro. 

In chiusura non posso non ricordare un amico che non c’è più. Uno di quelli che per la Serie C ha sempre avuto un occhio di riguardo. Professionale ma soprattutto passionale. Parlo del collega della Gazzetta Roberto Pelucchi. Per tutti Pelu, anche se io preferivo chiamarti Robi. Per 24 ore ho sperato si trattasse di una fake news. Una di quelle che giravano su Facebook e da un lato ti strappavano un sorriso, mentre dall’altro ti infastidivano tanto. Purtroppo invece è tutto vero. Dire che già si sente la tua mancanza è forse banale e scontato, anche se vero. Robi, All’apparenza ruvido e spigoloso, in realtà generoso e sincero come pochi. A costo di essere brutale talvolta. All’inizio ci siamo annusati e studiati prima di avvicinarci, tanto che qualche vaffanculo non è mancato. La base ideale per creare un bel rapporto. Schietto e diretto. Come eri tu. Spesso mi sono occupato di B e C sulle pagine della Rosea, quelle che erano le sue pagine. Il suo giardino di casa. Farò sempre tesoro dei tuoi consigli e di alcune preziose chiacchierate sul mondo del giornalismo. In particolare l'attenzione minuziosa ai particolari e le continue riletture dei pezzi per evitare schiocchi refusi. Mi tengo stretta pure qualche cazziata. Mi sono servite, soprattutto i primi tempi. Qualche urlaccio per poi, cinque minuti dopo, sdrammatizzare tutto con una battuta. Così, all'improvviso, come se nulla fosse. Duranti i periodi di mercato c’erano i classici pastoni da fare e io me la prendevo comoda per cercare di strappare più notizie possibili e mandavo i pezzi quasi sempre last minute, tanto che in quelle sere era diventato un tormentone la tua lavata di capo quando mi vedevi passare in corridoio con il telefonino in mano: “Nick, sono le 10 e non hai ancora scritto una riga. Mi hai rotto i coglioni...”. E giù a ridere. Quasi fosse una gag. Robi, sei stato un cronista di razza, lasciatelo dire. Tu che non amavi troppo le luci della ribalta e ai complimenti rispondevi col tuo essere duro e puro. Uno di quelli che la notizia la fiutava e la raccontava senza filtri. Il tutto per amore della verità. Hai scoperchiato tante vicende scomode del mondo del pallone: dalle stranezze dei bilanci al calcioscomesse della tua Atalanta, alla quale non hai fatto il minimo sconto come è giusto che fosse. Integrità prima di tutto. Perché dinanzi a fatto e verità, la passione o il tifo va messo da parte. Il tuo non fare sconti a nessuno, soprattutto a certi presidenti e potenti del pallone ti è costato forse negli ultimi anni un ruolo meno centrale di quanto il tuo talento e le competenze meritassero. D'altronde spesso si preferiscono pezzi da zero a zero a chi "porta rotture di coglioni". E tu ne portavi parecchie, perché ti piaceva andare oltre le banalità che spesso dominano questo mondo. Domenica scorsa, fatalità del destino, volevo chiamarti per sentire come stavi, poi tra un impegno e l’altro mi sono detto “ma sì, lo chiamo con calma in settimana”. Che stupido che sono stato. Ma chi l’avrebbe mai immaginato che ci avresti lasciato così presto. Troppo presto. Ieri la telefonata di un amico comune mi ha avvisato della tragica notizia. Un fulmine a ciel sereno pesantissimo da accettare e digerire. Perché la vita sa essere terribilmente ingiusta. Ciao Robi, sono sicuro che anche lassù metterai in riga tutti gli angeli del paradiso, come facevi spesso con gli stagisti e i Giavazzi che prendevi sotto la tua ala come fratellini minori. Tra una battuta caustica e una lezione di giornalismo era impossibile non volerti bene…


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