Marani rieletto a furor di popolo: un plebiscito inevitabile. Lega Pro laboratorio del calcio italiano
La notizia di giornata - ieri - è senza alcun dubbio la rielezione di Matteo Marani come presidente di Lega Pro. Già il fatto che fosse il candidato unico, e probabilmente in realtà uno sfidante anche solo di facciata non gli sarebbe dispiaciuto, la diceva lunga sull'esito. Il risultato, però, certifica in maniera ulteriore un plebiscito inevitabile: 57 voti su 57. L'unanimità - ricordiamo che le seconde squadre non votano - consolida la leadership della Lega Pro; inoltre, ne abbiamo scritto a sufficienza nelle edizioni precedenti, la proietta con la massima solidità possibile al travagliato processo statutario ed elettorale che aspetta la Federcalcio.
Perché inevitabile? Intanto per un fatto fisiologico: era giusto dare Marani, subentrato dopo le dimissioni di Ghirelli, un mandato intero. Come dire, "vero". Ovviamente non lo sarebbe stato se avesse deluso in questi mesi, e qui si passa agli altri motivi dietro questa rielezione a furor di popolo. I maggiori meriti di questa attuale e futura governance, a nostro giudizio, sono legati all'immagine della Lega. Che vuol dire parecchie cose, intendiamoci. L'accordo con Sky ha rappresentato una svolta dal punto di vista televisivo, oltre che di brand considerando che finalmente la Lega ha avuto un main sponsor. Fondamentale, sia detto pure per inciso, anche sotto il profilo finanziario. L'ultima estate, lontana da quelle a cui siamo stati abituati nel corso degli anni, ha rappresentato una boccata di tranquillità, di normalità oseremmo dire, per un campionato che di solito la bella stagione la passava appeso alle ultime dai tribunali, sportivi e non. Sotto diversi aspetti - non li possiamo citare tutti - la Lega ha continuato il processo, per dovere di onestà non iniziato col presidente Marani ma che questi ha saputo incentivare ulteriormente, di farsi una sorta di laboratorio del calcio italiano. La riforma Zola, la fiducia nelle seconde squadre che ha iniziato a doversi contemperare con gli interessi delle società "di C": sono solo alcuni degli ultimi step, in un percorso che racconta sempre di nuove sfide.
Saranno proprio le sfide il connotato principale dei prossimi mesi, che ci aspettiamo abbastanza turbolenti per tutto il calcio italiano. Magari senza arrivare al commissariamento federale, a oggi scenario che non si può definire probabile ma nemmeno a escludere. Onori e oneri, abbiamo scritto poche settimane fa: alla fiducia consegue la responsabilità. Da Marani e dalla sua governance, i club si aspettano che saprà difendere la Lega Pro in un tavolo nel quale le altre componenti federali reclamano maggior potere. È la prima missione: è fisiologico che la A chieda più spazio decisionale, ma sarà cruciale non mortificare le fondamenta del nostro pallone. La stessa normativa sulle seconde squadre - di competenza, ricordiamo, federale - richiederà un aggiornamento: a sette anni dalla sua implementazione, peraltro avvenuta quasi in un clima emergenziale, è opportuno trovare dei ritocchi. Allo stesso modo, proprio l'estate appena passata ha ricordato che dietro le regole - ci si riferisce in particolare al labile confine ripescaggio/riammissione - si possano annidare potenziali ingiustizie. Sono, appunto, tante sfide, piccole e grandi. La Lega Pro, questo ci pare un dato di fatto, non poteva arrivarci meglio e più unità.