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Ma questa non è una riforma. I tifosi della Cavese e lo striscione su Cucchi: l’unico oltraggio è la multa

di Ivan Cardia

Un po’ riforma di sistema, un po’ regolamento di conti, molto anticipo elettorale. Oggi la FIGC si riunirà in assemblea straordinaria per decidere la revisione dello statuto federale. Alla fine, nei delicati rapporti con la Serie A, clima e toni saranno da resa dei conti, più che da confronto strutturale. E sia, vedremo che accadrà.

Il tema, però, ci sembra uno: qualunque cosa emergerà dalla giornata di oggi - e potrebbe anche essere solo il primo atto di una lunga contesa - non chiamatela riforma. Non nel senso vero e strutturale del termine, che ci era stato promesso all’inizio del mandato elettorale di Gabriele Gravina. È una modifica delle regole del gioco, alla quale si arriverà - se, come e quando - solo a seguito dell’intervento della politica. Non per una proposta, né perché il sistema senta il bisogno di rigenerarsi.

Intendiamoci: non si tratta di fare il processo a Gravina. Si è trovato a governare un sistema quasi ingestibile, in anni complicati, con componenti che in molti casi pensano solo a sé stesse e mai al bene comune. Mettiamoci pure la doppia figuraccia della nazionale - che, per carità, poteva anche portare a gesti quantomeno simbolici mai arrivati - e il risultato è che fosse difficile quagliare. Sta di fatto, però, che la riforma autentica non c’è stata e non ci sarà neanche in questa occasione, ognuno tiri le somme come più ritiene. Vediamo, intanto, cosa accadrà oggi. Il punto non è se poi la tornata elettorale premierà Gravina o altri: non è una questione di giudizi, di pronostici, neanche di bilanci. Semplicemente, questa non è una riforma e sul tema non ci si deve ingannare, per il bene di tutti. 

È accaduto invece, nei giorni scorsi, che la Cavese sia stata multata per uno striscione dei propri tifosi che faceva riferimento alle polemiche seguite alla gestione mediatica della tragedia seguita a Potenza-Foggia e soprattutto all'omicidio di Stefano Cucchi, di cui è ricorso in queste settimane il quindicesimo anniversario. Nel primo caso, crediamo ci sia stata in queste settimane parecchia confusione sui ruoli - la Lega Pro, per dire, ha fatto tutto quello che era in suo potere; altri no - ma passiamo avanti. Quanto al resto, capiamo il delicato ruolo del giudice sportivo, competente in materia, e la multa è stata simbolica. Ma un simbolo stonato e sbagliato. Crediamo che in questo caso sia mancato come minimo buon senso: Stefano Cucchi è stato ammazzato da chi lo doveva proteggere. Non lo dicono i tifosi della Cavese o il sottoscritto, ma una sentenza della Corte di Cassazione. L’unica cosa “oltraggiosa nei confronti delle istituzioni dello Stato”, per chi nel ruolo dello Stato ci crede davvero, è non poterlo ricordare come doveroso.


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