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In Serie C (e D) i giocatori di valore ci sono, ma manca il coraggio di scommettere su di loro. Da Angelozzi una lezione ai maniaci degli algoritmi

di Tommaso Maschio

Coraggio. È questa la parola usata dal direttore dell'area tecnica del Frosinone Guido Angelozzi, fra i dirigenti più esperti del nostro calcio, per descrivere quello che serve per andare a pescare nelle serie minori (C e D nella fattispecie) i giocatori che possono fare la differenza e volare successivamente in Serie A e magari vestire la maglia della Nazionale. Come successo con Gatti e Zerbin, esplosi in Ciociaria la passata stagione e ora rispettivamente nelle rose di Juventus e Napoli. “Bisogna avere attenzione e si può pescare bene, certo, i giocatori vanno seguiti come tutti, però c’è molto materiale. - ha spiegato Angelozzi - Ci vuole un po’ coraggio, però credo che la C sia un po’ sottovalutata visti i tanti giocatori che ci sono”.

Il coraggio, e anche l'attenzione e la costanza nel seguire determinati profili - dal vivo e non attraverso algoritmi che saranno anche utili, ma non possono certo sostituire l'occhio allenato che vede oltre numeri e statistiche e si accorge anche delle doti caratteriali e morali del giocatore – che troppo spesso manca nelle serie superiori dove si preferisce spesso non solo l'usato sicuro, ma anche lo straniero “che costa meno”, ma non sempre funziona o che ci mette il doppio del tempo per adattarsi e far intravedere le proprie qualità (“L’anno scorso ho preso un giocatore dalla C francese e ci sono voluti sei mesi, pur essendo forte”, dice sempre Angelozzi). Il tutto togliendo spazio a giovani italiani che magari si ritrovano a girovagare a destra e manca, senza nessuno che creda davvero in loro – anche per le norme sulla valorizzazione dei giovani che non premiano certamente il merito – rischiando fortemente di perdersi o esplodere tardi, basti pensare a Brunori salito agli onori delle cronache a quasi 28 anni su cui il Parma, né tantomeno la Juventus, ha mai creaduto realmente dandogli una possibilità e usandolo più che altro come pedina di scambio o possibile plusvalenza futura.

Quel coraggio che manca anche dopo un disastro come il secondo Mondiale svanito e gli appelli del ct Mancini in cui si chiedeva di puntare maggiormente non solo sugli uomini, ma soprattutto sui giovani azzurrabili. Parole che hanno fatto seguito a quelle del ct dell'Under 21 Nicolato che erano però suonate stonate nei confronti della terza serie che fa della crescita dei giovani una delle proprie missioni principali. Ma d'altro canto è vero che non si possono sfidare gli squadroni europei che possono contare su giocatori che vantano decine di presenze, se non di più, nelle serie maggiori o magari nelle coppe europee con ragazzi che hanno militato solo in Serie C o bene che vada in Serie B. Il coraggio sottolineato da Angelozzi dovrebbe essere la stella polare di tanti dirigenti anche nella massima categoria, ma troppo spesso è più comodo nascondersi dietro algoritmi e tecnologia, farsi fare il mercato da agenti amici e tenere un atteggiamento snob nei confronti dei campionati minori, anziché rimboccarsi le maniche, magari sporcandosi anche un po', e avere il coraggio di rischiare e magari vincere le scommesse.


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