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IL FATTO DELLA SETTIMANA - CORONAVIRUS, CRONACA DI UN BOLLETTINO DI GUERRA

di Valeria Debbia

Ci eravamo lasciati con gli stadi chiusi e le conseguenti regole necessarie per contenere la diffusione del Coronavirus (tra cui il numero contingentato di giornalisti e personale tecnico, l'assenza di interviste e di conferenze stampa), ma soprattutto - autocitandoci - con la speranza che il nostro prossimo editoriale (cioè quello odierno) non dovesse essere nuovamente a lui dedicato.

Niente di più sbagliato: per la quarta volta consecutiva 'il fatto della settimana' è legato all'emergenza Coronavirus. Questa volta ci tocca stilare un vero e proprio bollettino di guerra che va oltre la Serie C. Se la nostra amata terza serie aveva dato il la ai casi di positività, prima con l'annuncio della Pianese, poi con quello della Reggiana e di Alessandro Favali e infine con quello della Vis Pesaro e di Andrea Tessiore, oggi siamo qui a parlare di Serie A tra Juventus (Daniele Rugani), Sampdoria (a partire da Manolo Gabbiadini per poi passare a Omar Colley, Albin Ekdal, Antonino La Gumina, Morten Thorsby oltre al dottor Baldari) e Fiorentina (Dusan Vlahovic), ma anche di club esteri quali l'Arsenal e il suo tecnico Mikel Arteta, il Chelsea con Callum Hudson-Odoi e proprio in serata il Paderborn con Luca Kilian.

Siamo qui a parlare di un mondo del calcio che sta prendendo coscienza in ogni latitudine della necessità di chiudere bottega: dalla Uefa che ha sospeso Champions ed Europa League, ai campionati esteri che hanno dovuto decidere per lo stop (Liga, Ligue 1, Bundesliga, Premier League). 

Provvedimenti tardivi? Verrebbe da dire: meglio tardi che mai. Ma soprattutto che, per una volta, non è contro l'Italia che ci si scaglia contro la mancata tempestività e non comprensione della portata del fenomeno.

Stavolta non lo scriviamo più: lo sappiamo già che ci aspetterà un'altra settimana di bollettini della Protezione Civile, di numeri non sempre confortanti (anche se a volte ci chiediamo perché non partire dai guariti per dare una speranza in più), forse anche di nuovi contagiati dalla serie maggiore a quelle minori. Siamo pronti. E non ci stancheremo di ripeterlo: restiamo a casa per far sì che questi dati possano finalmente invertire il trend.


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