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Il calcio è dei tifosi, ma si dimentica di coloro che muoiono al seguito di una fede. I tifosi del Foggia meritavano un minuto di silenzio: per fortuna ci sono gli ultras a ricordarsene

di Tommaso Maschio

“Il calcio è dei tifosi”. (Quasi) Mai come nello scorso fine settimana questo slogan è apparso solo un vuoto simulacro, uno slogan buono per ogni stagione, ma privo di basi e di contatto con la realtà. Da sbandierare per cercare di illudere che dei tifosi, specialmente quelli che si recano allo stadio, importi davvero qualcosa alle istituzioni. Salvo quando si parla di chiedere loro dei soldi.

La decisione di non riservare un minuto di silenzio per la scomparsa dei tre giovani tifosi - Michele Biccari, 17 anni, Gaetano Gentile, 21 anni, e Samuel Del Grande, 13 anni - del Foggia morti in un incidente stradale al ritorno da Potenza è infatti uno schiaffo a tutti i tifosi di questo sport che troppo spesso si sono trovati a osservare il silenzio per persone che poco o nulla centravano con il calcio tanto da perdere sempre più valore e spesso non essere neanche rispettato del tutto. Il "ci si poteva pensare" del vice presidente della Lega Pro Gianfranco Zola in questo caso suona stonato, una dimenticanza troppo evidente per non salire alla ribalta.

A metterci una proverbiale pezza sono stati i tifosi stessi, quegli ultras di cui spesso si parla solo in termini negativi o di cui si sottolineano più le malefatte – anche giustamente – che gli atti concreti di bontà e aiuto reciproco. In molte curve, senza bisogno di comunicazioni ufficiali, il minuto di silenzio all’inizio delle partite è stato rispettato per poi iniziare a cantare e sostenere i propri beniamini. Quasi ovunque sono stati esposti, all’interno o all’esterno dello stadio, striscioni di solidarietà, cordoglio e vicinanza alla città di Foggia e alla sua tifoseria – dopo che diverse rappresentanze del tifo organizzato aveva partecipato ai funerali presso lo stadio Zaccheria – dimostrando che la rivalità di fronte a certi eventi può e deve essere messa da parte. I tifosi hanno mandato così un segnale forte, che ci si augura sia colto anche dalle istituzioni qualora – e speriamo non debba accadere mai più – ci si trovasse di fronte a un altro lutto di questo tipo.

Un vecchio coro goliardico diceva "Se il tifo non ce l'hai, ve lo facciamo noi". In questo caso sembra giusto declinarlo in un altro modo: "Se il minuto di silenzio non ce l'hai, ve lo facciamo noi". 


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