Fra instabilità societarie, scintille non scattate, avvii in salita e troppi gol subiti in un tempo. La Serie C si conferma una forca caudina per gli allenatori: otto esoneri in sette giornate
Gabriel Raimondi e Alberto Colombo sono solo gli ultimi allenatori caduti in quella forca caudina che è diventata la Serie C. I due tecnici nella giornata di ieri hanno infatti salutato rispettivamente Rimini e Potenza venendo sollevati dall'incarico, anche se per il primo ufficialmente si tratta di risoluzione, dopo appena sette gare. Se a Rimini l'esperienza dell'argentino non è decollata - “non è scattata la scintilla” come ha spiegato la presidente Di Salvo in una nota – con appena quattro punti conquistati e l'ultimo posto in classifica, a Potenza si può parlare di fulmine a ciel sereno. Ok che i quattro gol subiti al Partenio contro l'Avellino sono pesanti da digerire, ma i lucani avevano comunque conquistato dieci punti e navigavano in piena zona playoff.
Due addii che portano il totale degli esoneri da inizio stagione quasi tutti concentrati al centro-sud. Il girone settentrionale è quello al momento più stabile (o forse paziente) con la sola Alessandria, che vive una situazione molto particolare da quando Di Masi ha passato la mano con i vari contrasti fra i due soci, delle porte girevoli in dirigenza e con una cessione all'orizzonte, ad aver deciso per il cambio. Situazione che avrebbe reso la vita difficile a chiunque compreso quel Fulvio Fiorin catapultato dalla Primavera alla prima squadra.
Nel Girone B invece era toccato a due tecnici molto diversi fra loro, ma che sembravano saldi al comando: si parla di Gennaro Volpe e Domenico Di Carlo. Il primo bandiera della Virtus Entella da calciatore, ma impallinato dai cattivi risultati in questo avvio di stagione; il secondo, tecnico di alto profilo per la Serie C, è finito nel tritacarne Tacopina – cinque esoneri in 2 anni – non riuscendo a invertire una rotta discendente che la squadra estense ha intrapreso dopo la sbornia degli anni di Serie A.
Nel Girone C tutto è partito da Massimo Rastelli, rimasto alla guida di un Avellino rivoluzionato più per questioni contrattuali che per convinzione di dirigenza e proprietà. Una soluzione che, col senno di poi, non ha funzionato portando al rapido esonero e al cambio di panchina di cui gli irpini, nonostante qualche passo falso, sembrano aver giovato. Poi, prima di Colombo, è stata la volta di Raffaele Di Napoli a Giugliano, confermato in estate dopo la salvezza, che ha fatto posto a un ritorno inatteso come quello di Valerio Bertotto, fermo da ben tre anni, mentre a Monterosi la prima avventura fra i professionisti di Fabrizio Romondini è durata appena cinque turni prima di far posto a un tecnico più navigato nella categoria come Roberto Taurino.
Otto esoneri in sette giornate. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo sulla buona strada per stracciare i record precedenti. E non è un buon indizio sullo stato di salute del nostro calcio.