Alessandria, una brutta telenovela che sembra finita. Seconde squadre e "retrocessione": c'è un problema
È finita la telenovela in casa Alessandria. Punto interrogativo. Nelle ultime settimane è successo un po' di tutto: in campo, la squadra allenata da Banchini è andata anche meglio di quanto sarebbe stato lecito attendersi in una situazione così complicata. Fuori, un po' di tutto. L'ultimo capitolo ha portato all'agognato closing con la società in mano a Molinaro, che adesso reintegrerà Corda e potrà dimostrare di poter/voler davvero regalare un futuro diverso ai grigi. Da capire, ovviamente, quali saranno le conseguenze del controllo effettuato in sede dalla Guardia di Finanza negli scorsi giorni. Fin qui, vecchia e nuova gestione si sono rimpallate le responsabilità per quel che non ha funzionato. Adesso, la catena di comando è chiara: l'augurio è che si migliori.
Da Alessandria potrebbe traslocare a Novara il già citato Banchini, ci informa il sempre ottimo Schira. Seguirebbe, nel caso, Pedretti: prima socio di minoranza ad Alessandria di Benedetto - col quale ha litigato molto presto - sarebbe ora in trattativa per rilevare il Novara. Non sappiamo come andrà, ma è l'occasione di interrogarsi sulla più recente novità di Lega B e Lega Pro: <b>un allenatore può cambiare club a stagione in corso</b>. Intanto, è curioso che ognuno faccia un po' come gli pare: in Serie A non si può, nelle categorie inferiori sì. Perché? In secondo luogo: non è chiarissimo perché la deadline sia stata fissata al 20 dicembre, che diventerà un giorno caldissimo per gli allenatori. La norma esiste da tempo in molti campionati, per esempio in Premier, ma senza un vincolo di questo tipo. Ultima domanda: serviva? Il primo dubbio è se il calcio italiano sia abbastanza maturo per dinamiche di questo tipo; il secondo è quanto siano contenti i tecnici che staranno a guardare. Come tutte le novità, ovviamente, ha delle ragioni interesse: bisognerà verificare come funzionerà in concreto, e stare attenti.
Da ultimo, torniamo sulle seconde squadre, con la solita premessa: chi scrive ne è un grande sostenitore, da sempre. Molti lettori non sono d'accordo, a ognuno i suoi gusti. Negli ultimi tempi, complice la posizione di classifica non troppo felice della Juventus Next Gen, si è discusso di cosa accadrebbe in caso di "retrocessione" dei bianconeri. Che non possono retrocedere davvero, non potendo finire tra i dilettanti. La risposta è semplice: nel caso, si riparte dal "via", sperando ci sia almeno un ripescaggio. E qui mi sembra ci sia un piccolo problema: le regole federali in materia di "graduatoria delle eventuali seconde squadre che si candidassero alla integrazione dell’organico del Campionato di Serie C" non sono note a tutti e fin qui non vi è mai stata necessità di approfondirle vista la penuria di aderenti, ma prevedono in sostanza tre criteri di riferimento: giovani convocati nelle nazionali italiane; posizione nell'ultimo campionato di Serie A; numero medio di spettatori nelle cinque stagioni precedenti. Dove vogliamo arrivare? Con le regole attuali, se la Juve Next Gen dovesse "retrocedere" si troverebbe a dover correre per il ripescaggio. Se nel frattempo altri club di A - il Milan è pronto, l'Inter ci pensa concretamente - dovessero muoversi, si rischierebbe il paradosso: la Juve, che per prima e a lungo unica ha creduto nel progetto, potrebbe trovarsi dietro in graduatoria rispetto a una delle due o a entrambe. La questione è oggi teorica, ma potrebbe diventare pratica e si è ancora in tempo per inserire qualche correttivo: basta aggiungere un quarto criterio, il numero di stagioni in cui il club ha avuto una seconda squadra in attività, per risolvere la questione.