A Siracusa scatta l'allarme: stipendi non pagati e penalizzazione in arrivo. Società in silenzio e tifosi arrabbiati. Sarà fuggi fuggi a gennaio?
“Alessandro Ricci, presidente della società, è stato deferito per non aver provveduto, entro il termine del 16 dicembre 2025, al pagamento degli emolumenti dovuti per le mensilità di settembre e ottobre 2025 nonché per non aver provveduto al versamento dei contributi Inps e delle ritenute IRPEF relativi alle stesse mensilità. La società è stata deferita a titolo di responsabilità diretta per le violazioni disciplinari ascritte al proprio presidente nonché a titolo di responsabilità propria”.
Sono queste le motivazioni del Tribunale Federale Nazionale in merito al deferimento del Siracusa arrivate nella giornata di ieri che certificano come la promessa del presidente del club siciliano fatta ai tesserati sia andata disattesa nonostante nei giorni scorsi avesse fatto sapere di aver provveduto al pagamento di stipendi ed emolumenti dal mese di settembre, prendendo tempo per quelli relativi al mese successivo e chiedendo per questo pazienza ai giocatori e allo staff tecnico. Ricci infatti avrebbe chiesto una decina di giorni per completare tutti i pagamenti, ma per il momento non vi sono novità in merito.
Nonostante il deferimento infatti in casa Siracusa tutto tace: nessuna nota ufficiale sui canali del club, nessun commento da parte del numero uno. Con i tifosi, piuttosto irritati, che sui canali social chiedono chiarezza o quantomeno una spiegazione su quanto sta accadendo all’interno del club vista anche la probabile penalizzazione (dai due ai sei punti) che potrebbe complicare la corsa salvezza della formazione. Senza contare che, alla viglia dell’apertura del mercato, diversi giocatori con richieste da parte di altre società potrebbero spinge per un addio temendo che anche le prossime scadenze – il 16 febbraio c’è quella relativa ai mesi di novembre e dicembre – non vengano rispettate.
Una situazione da monitorare con attenzione, anche da parte degli organi federali, per non rischiare che dopo il Rimini un altro club possa rischiare di sparire – ipotesi al momento ancora lontana – compromettendo il campionato e la credibilità stessa del sistema calcio già fortemente incrinata dalle cronache degli ultimi anni.