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Chi sono gli stakanovisti del Potenza: il motore della squadra di De Giorgio

di Laerte Salvini

Il Potenza di De Giorgio ha costruito la propria identità attorno a un gruppo ristretto di giocatori che stanno reggendo il peso della stagione con minutaggi elevatissimi. Dopo 16 partite e una media di 1,44 punti a gara, la formazione rossoblù ha trovato continuità grazie a sei veri stakanovisti che, numeri alla mano, sono il cuore pulsante del progetto tecnico.

In cima alla lista c’è Lucas Felippe, unico ad aver giocato tutte le 16 gare da titolare, totalizzando 1.249 minuti: regista, equilibratore, uomo chiave nelle transizioni. Accanto a lui, un altro pilastro della mediana: Antonis Siatounis, anche lui sempre presente (16 presenze, 1.027 minuti), schermo davanti alla difesa e primo costruttore di gioco.

Nel reparto arretrato, la leadership si divide tra Agostino Camigliano (13 presenze, 1.113 minuti) e Cristian Riggio (13 presenze, 1.007 minuti), coppia centrale che ha garantito solidità e continuità, con pochissime rotazioni anche per necessità dovute agli stop di Sciacca e alla giovane età delle alternative.

Sulle corsie si distingue Mattia Novella, 13 presenze di cui 13 da titolare, per 800 minuti totali: intensità costante e capacità di coprire l’intera fascia sono uno dei marchi di fabbrica del Potenza 2025/26. Dall’altra parte, quando presente, Rocchetti ha fornito minuti importanti (691’), ma la costanza di impiego non raggiunge quella dei veri “iron men”.

Nel reparto offensivo spiccano due nomi: Luca Petrungaro, titolare fisso e già a quota 1.055 minuti, e Gianluca D’Auria, altro elemento imprescindibile con 983 minuti. A completare il pacchetto avanzato c’è Gabriele Selleri, 13 presenze e 555 minuti, che rappresenta una delle soluzioni principali a gara in corso.

Il quadro complessivo mostra una squadra che poggia su un nucleo forte e ben definito: sette giocatori sopra i 900 minuti, quattro sopra i 1.000, due sempre presenti dall’inizio alla fine. Un Potenza che corre molto, tiene ritmi alti e vive sulla continuità del proprio zoccolo duro, modello tecnico che De Giorgio sembra aver consolidato fin dall’estate.


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