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Una vergogna tutta italiana, parte seconda. Cuneo-Pro Piacenza 20-0

di Claudia Marrone

Cuneo-Pro Piacenza 20-0.
Non è uno scherzo, è quello che è successo ieri al "Fratelli Paschiero", nella 27^ giornata del campionato di Serie C, Girone A.
Perché non bastava la figura meschina fatta in estate con la querelle ripescaggi/riammissione e l'avere una squadra che ha legalmente il diritto di giocare in Serie B, l'Entella, in C... serviva anche questa. In pieno stile italiano, perché a noi italiani piace proprio farci ridere dietro.

La storia è nota, la ripercorriamo brevemente per coloro che l'avessero dimenticata: il Pro Piacenza versava in gravi condizioni dallo scorso dicembre, quando vide le proprie gare sospese e la squadra sfatta, con i giocatori che, dopo mensilità pagate tardivamente o non proprio pagate, avevano messo in mora la squadra ottenendo poi lo svincolo. Nessuno, ovviamente, che volesse più riavvicinarsi al club, ma magicamente, dopo che in data 14 febbraio la Lega ha disposto l'obbligo di rientro in campo, sono comparsi 7-8 ragazzetti, costretti all'umiliazione domenicale. 
Premessa, per l'AIC sono da verificare ulteriormente i tesseramenti, magari qualcosa potrà cambiare nel tempo circa questa gara, ma quello che si è visto ieri è indelebile, anche se poi dovesse essere annullato. E ora tutti devono mettersi una mano sulla coscienza, a cominciare da quei genitori che hanno permesso ai proprio figli, anche minorenni, di calcare quel maledetto campo. Signori, adesso che potete vantarvi con gli amici di avere il figlio che ha esordito nel professionismo, con tanto magari di foto sui social, siete felici? E Lega e FIGC perché hanno permesso che questo accadesse dopo una finora ottima gestione della vicenda? Un'altra sospensione non era cosa poi così assurda.
Non esente da colpe, la proprietà: probabilmente patron Maurizio Pannella si è persino trovato in situazioni più grandi di lui, e forse per orgoglio ha voluto portare avanti un tetraplegico club solo in attesa dell'eutanasia. Un minimo di rispetto a questi bambinetti era però dovuto, giocare sulla loro pelle in attesa di capire se la prossima settimana qualcosa in più potrà esser fatto (leggasi allestire un'altra squadra con un allenatore) è stato davvero troppo. Rinunciare a tutto, visto e considerato che sarebbe bastata questa gara per mettere fine allo scempio, sarebbe stato più dignitoso.
Perché, occorre ricordare, la situazione è degenerata perché il Pro non poteva più permettersi di rinunciare a un match, avendo già tre rinunce alle spalle, e rischiando quindi la radiazione qualora se ne fosse aggiunta un'altra. Qualcuno probabilmente sperava in una rinuncia, ma un noto proverbio dice che "Chi visse sperando, morì...", e si sa tutti come. Occorreva intervenire prima, no sperare che le cose avessero il suo corso, perché che il "suo corso" sarebbe stato il delirio e la vergogna che si sono viste era abbastanza chiaro.

Un calcio italiano che deve chiedere ancora scusa all'Entella per la vicenda prima accennata, quella della riammissione. Un calcio italiano che adesso deve anche chiedere scusa alle formazioni del Girone A che lottano per la salvezza, e che rischiano di vedersi invischiate magari nei playout per la differenza reti: formazioni come Olbia, Alessandria, Pistoiese, Albissola, Arzachena che problemi non ne hanno dati, e che ora hanno solo di che recriminare. 
Un calcio italiano che deve scusarsi anche con i goleador del Girone A, beffati dalla farsa andata in scena ieri, che ha visto la classifica marcatori sensibilmente cambiata. Sia chiaro, nessuna colpa del Cuneo e dei calciatori che hanno contribuito alla goleada, loro hanno solo fatto quello che sono chiamati a fare ogni domenica: senza falsi moralismi, hanno anche fatto bene a non fermarsi sul numero di reti.
Un calcio italiano che deve chiedere scusa anche a sè stesso, per il poco amor proprio mostrato. 


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