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Feralpisalò, Diana: "Riparto con entusiasmo, qui c'è un progetto"

di Matteo Ferri

La conferenza stampa del nuovo allenatore della Feralpisalò, Aimo Diana, tornato nel club gardesano a otto anni di distanza dalla precedente esperienza: "Per me è un ritorno e per questo devo ringraziare il presidente, il direttore e tutta la società. Sono molto felice, ho accettato subito vista la progettualità di questo club. È un ritorno diverso perché è passato del tempo e sono successe tante cose, è bello ritrovarsi maturi. Nel percorso di un allenatore possono esserci annate negative, nonostante si cerchi di fare il meglio. Il passato non si può cambiare, l'importante è apprendere e migliorare anche grazie agli errori. La Feralpisalò è cresciuta sotto tutti gli aspetti in questi anni. Ho visto subito, nelle parole del presidente e del direttore, la volontà di cambiare pagina ma di trattenere l'esperienza dello scorso anno che ha rappresentato il punto più alto toccato dalla Feralpi. Ho visto subito la volontà di ripartire, lasciando indietro le cose che non hanno funzionato, con grande entusiasmo che è lo stesso entusiasmo che ho io. A me interessa la progettualità, perché dove c'è un progetto quasi sempre si possono raggiungere gli obiettivi. A Renate e Reggio Emilia c'era un progetto e ho raggiunto gli obiettivi".

Diana avrà Filippini come vice: "Con Emanuele ci siamo sempre sentiti in questi anni, la ritengo una persona utile per conoscere meglio la realtà dei giovani visto che l'ha vissuta in prima persona. Sono contento di fare questa esperienza con lui. Costruire la squadra dall'inizio è fondamentale, bisogna ricreare un gruppo e un'anima, è un bel lavoro da fare e mi piace tantissimo. Sono pronto a dare una mano al direttore, condividendo le caratteristiche tecniche e soprattutto umane dei giocatori". 

Sugli obiettivi per il prossimo campionato: "Stagione di transizione? Non è un termine che mi piace, bisogna fare sempre il meglio possibile e seguire la storia della Feralpisalò, che ora è riconosciuta a livello nazionale. Vogliamo ricostruire un gruppo che possa durare nel tempo. Mi sento un allenatore che vuole provare a far giocare la squadra in una determinata maniera ma dipende sempre da dove ti trovi. In certe categorie una proposta di gioco viene vista in maniera diversa rispetto alle categorie superiori, poi ci sono società che ti chiedono di vincere subito e altre che ti permettono di lavorare in un modo diverso. C'è chi arriva in alto facilmente e chi ci arriva gradualmente, l'importante sarà far capire ai nuovi qual è la linea societaria".

Diana parla anche del flop azzurro agli Europei e cita un suo ex giocatore: "Dopo ogni eliminazione dell'Italia si parla di far giocare i giovani. Io dico che prima di tutto bisogna capire se i nostri giovani vogliono fare i calciatori nella vita, come tanti stranieri dimostrano di voler fare. Il calcio italiano ha le sue regole, vogliamo vincere subito e se le cose vanno male si torna a mettere i vecchi lasciando dietro i giovani, purtroppo è difficile uscire da questo circolo. Il problema è nelle categorie superiori, perché se gli allenatori non schierano i giovani è perché evidentemente non sempre danno il massimo. Colpani? L'ho allenato da ragazzino, ho visto l'amore e la voglia che ci metteva nonostante fisicamente fosse piccolino. Ho visto quanti sacrifici ha fatto per arrivare in alto, sono felice della carriera che sta facendo e la sua posizione migliore in campo è da interno di centrocampo, come l'ha collocato Palladino. Bisogna ripartire da questi giovani, che magari non hanno fatto un percorso nelle big italiane ma che possono far parte di un rinnovamento italiano".

Sulle seconde squadre: "Sono abbastanza favorevole, la Serie C ne guadagna in visibilità e per i ragazzi sono squadre importanti anche da affrontare". 

Diana ha ricevuto altre chiamate dopo l'addio a Vicenza: "Ero fermo da qualche mese ed è ovvio che qualche chiacchiera con altre società c'è stata, ma la mia idea era di trovare una società che avesse principi e progetti. L'ambizione è quella di salire e rimanere con la mia squadra, sono già salito in B con la Reggiana ma poi non sono rimasto perché non c'erano i presupposti per rimanere insieme. L'esonero a Vicenza mi ha dato modo di vedere tante partite e tanti giocatori in questo periodo in cui sono stato fermo. Negli ultimi anni mi sono scontrato spesso con la Feralpi e spesso ho anche perso, un anno fa ci siamo incontrati anche in Coppa Italia. Obiettivo Serie A? Ho ancora tempo per arrivarci. A sei anni vuoi fare il calciatore e punti al massimo, da allenatore il percorso è altrettanto lungo. Se riuscirò ad arrivarci significa che sarò stato abbastanza bravo, altrimenti mi guadagnerò quello che ho meritato". 

Il tecnico parla delle possibili rivali nella corsa alla promozione e del modulo che intenderà adottare: "Sulla carta ogni girone ha le sue 4-5 squadre favorite. Io ricordo sempre che vincono solo 3 squadre su 60, più un'altra nei playoff. Sicuramente il Vicenza è da considerare una di quelle che punta a vincere il campionato. Lavoreremo su una difesa a tre, ma questo vuol dire tutto e niente perché nell'ambito del gioco può succedere di tutto. Cercheremo giocatori in grado di farci cambiare anche modulo in corsa, perché la partita vive di tanti momenti diversi e bisogna adattarsi. La cosa che più mi interessa è trovare calciatori che abbiano chiaro che qui c'è da faticare e sacrificarsi, portando professionalità, il che non significa solo fare il massimo nelle due ore di allenamento ma curare ogni aspetto".