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Torrente: "Il mio sogno era portare il Padova in B, mi è stato precluso"

di Dario Lo Cascio

L'allenatore Vincenzo Torrente, intervenuto sulle colonne de Il Mattino, è tornato sull'addio al Padova: "Non l’ho ancora digerito. Avevo un sogno, un obiettivo: portare il Padova in Serie B. Mi è stato impedito di inseguirlo. L’esonero è stato inaspettato, soprattutto perché una settimana prima era stato a cena con il presidente, l’amministratore delegato e il direttore sportivo. Nessuno mi aveva espresso malcontento sull’andamento della squadra, anzi si era parlato di come pianificare i playoff. Poi mi hanno cacciato, ma se erano scontenti perché non me l’hanno comunicato prima?". 

"Ho raccolto 106 punti in 55 partite, quasi due di media a gara. Siamo entrati nella storia del Padova come unica squadra a concludere imbattuta il girone d’andata. E il tutto senza un obiettivo chiaro indicato dalla società. Sono stato solo io, il giorno della partenza per il ritiro, a dire che puntavamo al primo posto. L’ho fatto assumendomi una responsabilità necessaria nei confronti di una piazza che in Serie C deve ambire solo a vincere. Ma al di là dei numeri mi gratifica il rapporto che ho costruito con i giocatori, la maggior parte dei quali mi ha chiamato dopo l’esonero, e con l’ambiente intero".

"Il futuro? Ho rifiutato alcune proposte che non mi convincevano, spero mi capiti l’occasione giusta. A Padova ho dimostrato il mio valore e sarò comunque grato alla società che mi ha dato l’opportunità di rimettermi in gioco in una piazza importante. A conti fatti mi porto dietro più cose belle che negative. E anche a 58 anni non si smette di imparare. Io, ad esempio, ho imparato a diffidare da chi ti dice: “fidati di me”".