Scianò: "La C non regge più, i bilanci delle società parlano chiaro"
Fonte: Raffaella Bon
Tantissimi e approfonditi i temi toccati nell'intervista di TuttoC.com con Marco Scianò, ex direttore generale del Piacenza e dirigente sportivo.
Nelle prossime ore, a Roma, si terrà l'assemblea straordinaria per approvare le modifiche dello statuto.
"Penso che sarebbe negativo per la C perdere peso politico, perché nel futuro si vedrebbe azzerata la propria voce in capitolo su qualsiasi argomento. Ad oggi è una delle poche cose che le hanno dato forza, di contro oggi i presidenti rimettono milioni di euro dato che fino oggi fare calcio in C è un suicidio economico oppure bisogna davvero poterselo permettere. Finchè non si riuscirà a ragionare davvero di sistema con una visione allargata non ci saranno mai soluzioni che risolvano i problemi che non sono della singola Lega ma di tutto il movimento calcio".
La C punta sui giovani ma leggiamo di punti di penalizzazione e campanelli di allarme di varie società in difficoltà economiche.
"Nel tempo si è fatto un lavoro di valorizzazione e questo è indiscutibile. Gravina, poi Ghirelli e ora Marani hanno avuto questo principio e l’hanno sempre perseguito come missione della C affrontando evidenti avversità. Penso che ora si debba puntare nettamente ad una C con un taglio drastico dei costi, i ricavi sono esigui ed è difficile pensare che possano crescere a sufficienza per compensare. La C oggi non regge più, ma soprattutto dato che per i presidenti è solo una corsa affannosa a coprire costi non c’è spazio per quegli investimenti che danno un valore aggiunto come investire in allenatori,
dirigenti, infrastrutture. Leggendo i bilanci, dati alla mano, i club di C perdono oltre 150 milioni di euro, come somma tra perdite di bilancio e le sponsorizzazioni che i presidenti immettono nei club, il costo del lavoro poi è al 90% rispetto i ricavi: parlare di modello di fare calcio tecnicamente fallito non deve essere una vergogna, ma una presa di consapevolezza per mettere in campo cure drastiche e non palliative".
Le Squadre “B” che evoluzione stanno avendo in terza serie?
"Per rispondere a ciò dico che personalmente andrebbe data priorità a recuperare le grandi piazze che per tifosi, passione e coinvolgimento sono un valore aggiunto oltre a consentire ai club di essere mantenuti in un sistema economicamente più equilibrato. La priorità deve essere questa, in Italia viviamo il calcio diversamente da altri Paesi. Ritengo poi che possa avere valore pensare ad un campionato di C con regole sportive uguali per tutte le squadre partecipanti magari con un numero fisso e alto di giovani under italiani schierati obbligatoriamente in campo, affiancato da un numero equilibrato di over a supporto della crescita dei giovani. Ciò aiuterebbe anche i club che rappresentano piazze a giustificare rose giovani agli occhi dei propri tifosi col fatto che è una regola per tutti i club. Si andrebbe verso una C quale vero “campionato di sviluppo”, abbattendo drasticamente i costi, i presidenti potrebbero iniziare a poter destinare risorse per investimenti infrastrutturali e non per coprire costi oltre a dare un vero servizio al sistema calcio e alla serie A che a quel punto dovrebbe economicamente riconoscere. A chi viene allo stadio interessa lo spettacolo e non l’età anagrafica dei calciatori in campo ed è falso dire che con gli under si abbassa il livello, ci sono innumerevoli esempi a testimoniarlo".
Cosa ne pensa del Salary Cup?
"Il sistema dei ricavi da diritti tv è al capolinea, questo penso sia ormai ben comprensibile. Quanto successo in B evidenzia in anticipo che nessun operatore alla prossima tornata di contrattazioni sarà disposto a pagare i diritti tv come li ha paga ora cioè più di 1 miliardo di euro per anno e di conseguenza A, B e C non potranno contare su quegli importi. Quindi calando i diritti tv bisognerà trovare nuovi tipi di ricavi, ma penso che oggi la priorità è adottare un modello che porti a tagliare nettamente subito i costi. Come detto non sono accettabili perdite di bilancio come quelle che ho citato prima".
Dopo tre mesi tanti esoneri...
"Riflette l’instabilità della categoria e la enorme difficoltà a dare continuità perché di certezze se ne riescono a scaricare a terra poche, sia economiche che sportive che di costruzione di qualsiasi cosa sia di programmi sportivi come di costruzione di infrastrutture. Anche i dirigenti tendono a essere mal remunerati per la necessità dei club di far quadrare i conti, ma è un cane che si morde la coda: paghi poco, difficile pretendere tanto".
Una valutazione sui tre gironi?
"Due gironi su tre hanno una competitività maggiore perché sono concentrate tutte le grandi piazze e quindi sia per vincere che per salvarsi ci si scontra con un maggiore tasso tecnico dei giocatori, piazze più partecipate, maggiori pressioni. La C poi per me, mantiene un grande fascino".