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DT Benevento: "Mister? Ho un nome in testa. Non seguo la C da anni ma non ho paura"

di Sebastian Donzella
Fonte: Dal nostro inviato Luca Esposito

E' il presidente Oresto Vigorito ad aprire la conferenza stampa di presentazione del nuovo direttore sportivo del Benevento Marcello Carli: "Ringrazio pubblicamente il nuovo ds per aver dato immediatamente la sua disponibilità. Abbiamo parlato la stessa lingua, ora mi auguro che tutte le componenti diano la massima collaborazione. La vita non deve essere un ricominciare, ma un iniziare con uno spirito nuovo. Ciascuno di noi, a partire da me, deve fare un'analisi degli errori commessi. Carli ci ha messo la faccia dopo una retrocessione, vuole aiutarci a fare un percorso bello e ricco di soddisfazioni". Prende parola il direttore sportivo Carli: "Vedere una sala piena di giornalisti mi motiva e mi fa capire che c'è voglia da parte di tutti di lavorare. Il presidente mi ha chiamato dopo una mia personale esperienza negativa, ho commesso degli errori e me ne sono stato a casa mia per cercare la forza di ripartire. Io cercavo un posto che avesse determinate caratteristiche che si sposino con le mie peculiarità, la schiettezza di Vigorito e la sua stretta di mano mi hanno tramesso motivazioni speciali. Sono qui da cinque giorni e so di aver fatto la scelta giusta, poi sarà il campo a dire se la mia positività si trasformerà in risultati. Sono felice".

Si parte con le domande dei giornalisti

Chi sarà l'allenatore e che caratteristiche deve avere? "Non riesco a dire bugie e sarò onesto. E' un argomento che abbiamo affrontato ancora in modo marginale. Io ho in testa il nome giusto, ho le mie idee e il mio metodo. Sulla base della mia idea vorrei scegliere un professionista che veda Benevento come un'occasione straordinaria. Sono qui perchè mi emoziono, la categoria passa in secondo piano. Che sia C o A a me cambia poco, oggi ho detto al presidente che sono venuto per crescere e non per parlare di quanto successo. Io ho la possibilità di fare quello che mi piace e di guadagnare con questo lavoro, io vorrei prendere un tecnico giovane che ci dia una mano alimentando l'entusiasmo. Se poi non saremo convinti andremo su allenatori differenti. Ci piacerebbe ricominciare da un profilo fresco, ma se ci renderemo conto che avremo dubbi faremo le riflessioni necessarie. In tanti verrebbero qui di corsa".

Ha avuto modo di parlare con i calciatori attualmente in rosa? "Ho ascoltato i calciatori. Parlare è un'altra cosa. La scelta dell'allenatore è determinante perchè sarà parte integrante del progetto. Certo, ho sentito i procuratori. Cambieremo, questo è fuori discussione, ma è un discorso complesso perchè c'è un problema di contratti. Non chiedetemi nomi, sono abituato a dire le cose quando sono certi. Su 4-5 nomi credo che siamo convinti bisogna cambiare, anzi...cambieremo il più possibile". Qual è l'obiettivo? "Noi siamo il Benevento, club che ha fatto negli anni qualcosa di straordinario. Capisco che chi viene da una stagione del genere abbia malumore e dispiacere, ma per noi che la vedevamo da fuori resta una società da prendere come esempio. Veniamo da una situazione particolare, il fatto che prenderemo un allenatore giovane sa già di ripartenza. Non dirò mai che dobbiamo vincere per forza il campionato, trovo oziosi questi discorsi. Io non voglio perdere, lo dirò ai ragazzi sin dal primo allenamento. Se perdo una partita a carte con un amico sto nervoso per due ore, figuriamoci in ambito calcistico. Ma se parlo di "progetto ambizioso per due anni" pare che voglio mettere le mani avanti e non mi va. Rinfrescheremo la rosa e speriamo di fare un grande campionato". Pesa non conoscere la categoria? "Non ho paura assolutamente. Andremo su campi belli, importanti e difficili ma non vedo l'ora. La risposta la troveremo a fine anno. In A ho fatto meglio il primo anno che al quinto, in cui ho fatto danni. Quando ho visto il presidente c'era ancora la possibilità di salvarsi, ma da fuori appariva già difficilissimo. La categoria è l'unica cosa che non ho valutato prima di accettare. Il presidente ha creato le condizioni per dire di sì. L'essere inesperto mi emoziona anche un po', sembra di tornare all'avvio della mia carriera in cui nel casino si è fatto anche bene. Una sera sono stato a cena con Adriano Galliani, ero a Forte dei Marmi e mi chiese di andare a vedere Monza-Vicenza. Al mio fianco c'era una persona che ha vinto tutto in Italia e all'estero e notare la sua emozione mi ha colpito. Parliamo di serie C. Questo modo di fare mi ha trasmesso passione, la stessa di Milan-Real Madrid. E' quando perdi questo che perdi tutto. E' stato un insegnamento, parliamo di uno dei migliori dirigenti in assoluto. Ci sono problemi? La cosa mi carica. Non avessi voglia di affrontarli mi dovrei preoccupare".

Qual è la difficoltà principale? "Il caldo. Le difficoltà sono problematiche di cui ero a conoscenza, dopo un'annata così non poteva essere altrimenti. Gli strascichi ci sono. La squadra va cambiata, ma ci sono contratti da prendere in considerazione. Non posso permettermi di sbagliare la guida tecnica, va trovato un allenatore giusto per il contesto prima ancora che bravo. Lo step principale è questo. Il condottiero farà la differenza. Mi tiene in ansia la scelta del mister. Agostinelli? Se pensate che dico queste cose senza averci parlato mi offendete. Ci sono stato a cena ieri, bisserò oggi. Gli ho detto che mi sembrava giusto cambiare. Lo abbiamo avvertito e lo davo per scontato, sarei un uomo poco serio e corretto se agissi diversamente". Agostinelli potrebbe restare sotto un'altra veste? "Anzitutto posso dire che la settimana prossima arriverà qui un mio collaboratore, ma non mi sembra giusto fare nomi. Quanto ad Agostinelli, credo che sia una persona serie a preparata. Abbiamo apprezzato il suo lavoro e gli abbiamo proposto di restare per guidare l'area scouting".
Si attingerà dal settore giovanile del Benevento? "Io ho giocato coi giovani, ma a Empoli siamo diventati fortissimi con Tavano e Maccarone che avevano 40 anni. Non conta l'età, ma il valore morale oltre che quello tecnico. Qualche "vecchio" può restare, a patto che non lo facciano solo per il contratto ma per attaccamento e voglia di fare grandi cose. Poi è ovvio che se abbiamo ragazzi bravi di proprietà faremo di tutto per valorizzarli. Ricordandovi, però, che il giovane va aspettato e può sbagliare. Tutti parlano di Empoli, ma lì se perdi 5 partite di fila non si vive il tutto come un dramma sportivo. E' l'ambiente che deve creare le condizioni ideali per sviluppare il progetto. Parlo in generale, ovviamente. Io sono per i calciatori bravi, se sono giovani nostri meglio". Quanto conta il rapporto col presidente? "La velocità del contratto è andata a mio sfavore, potevo chiedere di più. Battute a parte, io ho chiesto due volte al presidente quanto entusiasmo avesse. Per me è fondamentale che la proprietà abbia voglia di ricominciare accantonando la stagione negativa appena conclusa e vissuta. Gliel'ho chiesto una terza volta, lì ho visto la reazione giusta e questo mi ha ulteriormente caricato. Il rapporto è ovviamente importantissimo, non sono tra quei direttori che fa come gli pare e non si relaziona con i superiori. Ci sarà sempre confronto con la presidenza e l'area tecnica, la condivisione ci consentirà di fare squadra e farà la differenza".

Si sente di garantire che la rosa allestita sarà formata anzitutto da gente che incarni lo spirito del club e l'amore del pubblico? Negli ultimi 2 anni non si è visto l'attaccamento alla maglia... "Faccio i complimenti per questa domanda e porto il mio esempio. Non voglio sentir parlare di quanto di buono fatto in passato, dei calciatori che sono stati scoperti. A me interessa che Carli, nella sua ultima esperienza, ha commesso degli errori, ha sbagliato e ha l'occasione per ripartire. Potevo trovare mille attenuanti, invece mi sono assunto la responsabilità e ho fatto tesoro degli sbagli. Torno all'attualità e dico: possiamo finire primi, terzi o quinti...questo non possiamo saperlo. Ma avrò fallito se non metterò a disposizione dell'allenatore calciatori che abbiano le caratteristiche umane che lei ha menzionato nella domanda. Qualcosa s'è perso per strada, è evidente. Ma io sto qua dalla mattina alle sera e voglio trasmettere la mia voglia di far bene. E in campo vorrei vedere un Benevento garibaldino, che pressa alto, che carichi la curva. Il nostro stadio è bello, senza pista, ci sono le caratteristiche ambientali per far divertire il pubblico pure sul piano del gioco. Ma le doti umane sono imprescindibili". Chiosa riservata al presidente Oreste Vigorito: "Carli è una idea che girava nella mia testa da un paio d'anni. Lessi una sua intervista e raramente avevo riscontrato delle parole così belle da un uomo di calcio. Da allora sono stato curioso di conoscerlo. Potevo chiamarlo prima, però sono lento a prendere decisioni contrariamente a quanto appare. Ho letto il suo palmares e so che ha fatto molto bene. Certo, il curriculum conta fino a un certo punto. Avevamo preso un attaccante che aveva segnato 40 gol tra A e B e da noi non era in grado di fare mezzo tiro nello specchio della porta. Certo, parlandoci ho avuto la possibilità di capire potesse nascere un rapporto tecnico, ma soprattutto umano basato sull'entusiasmo. Ora mi rivolgo all'ambiente e alla squadra, intesa come simbolo e come colori giallorossi. Noi dobbiamo tornare ad essere la squadra provinciale che si muove a piccoli passi. L'euforia della serie A è giustificabilissima, ma ora c'è stata una crepa nella diga. Da quando abbiamo battuto la Juventus è iniziata la nostra discesa, con una doppia retrocessione in poco tempo. Io amo il calcio della Lega Pro perchè è uno sport fatto di valori e di ragazzi che sognano di fare qualcosa di bello. Indubbiamente sono uno dei responsabili di quanto accaduto, le scelte le faccio io e sono stato condizionato. Io c'ero anche a Perugia, avevo il diritto e il dovere. Ho ascoltato bestemmie, ho subito i fumogeni, ho vissuto le criticità dell'ambiente. Da solo mi son detto che le formazioni le fanno gli altri, ma le pago io e il presidente deve metterci la faccia e chiedere scusa quando necessario". Vigorito prosegue con un'analisi a 360°: "Un presidente non può stare lontano dalla squadra. A partire dall'anno dei record ho smesso di fare il proprietario con istinto e affetto perchè ero affascinato dai risultati. Ho pensato, sbagliando, che dovevo fare i fatti miei e tenermi in disparte. Qualcuno diceva che la mia presenza fosse invadente e intimoriva i calciatori. Per questo mi sono spostato dietro le quinte. Ora mi auguro di non fare gli sbagli di prima. In Carli vedo un uomo che ama il suo lavoro, addirittura è sorpreso di essere pagato per svolgere un mestiere che gli piace. Se sul piano tecnico vale la metà di quello umano saremo a posto per diversi anni. Vi confido una cosa, che mi sta molto a cuore. Ci sentiamo di continuo durante la giornata, capita che mi chiami negli orari in cui mi sentivo con mio fratello. Se dopo una retrocessione sono qui a parlare di entusiasmo e di voglia di ripartire è merito di quest'uomo. Ha saputo toccare le corde giuste del mio cuore. Lui sa benissimo che abbiamo vissuto una stagione fredda, c'era distacco tra noi e la città. Abbiamo aperto le finestre e siamo stati travolti da un uragano. La carriera del direttore dice che lui guarda al futuro e questa è la mia garanzia. E' stata una trattativa rapidissima. Quando sento parlare di investimenti nel mondo del calcio mi viene da sorridere. Questa deve essere l'azienda dei sentimenti, della passione, dei valori, della gente. E il Benevento incarnava tutti questi sentimenti. Fidiamoci del direttore, lasciamolo lavorare. Occorrerà pazienza, reciteremo con De Filippo ma facendo gli spettatori. E se lo show non piace mi sto a casa. Supportiamo, applaudiamo se fa bene e fischiamo se va male. Ma la critica deve essere sempre onesta".


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